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Sincronicità: Possiamo comunicare attraverso i sogni?

Sincronicità: Secondo uno studio possiamo comunicare attraverso i sogni

Possiamo comunicare attraverso i sogni? Fin dall’alba dei tempi, gli antichi credevano che i sogni erano dei messaggi degli dei. Questa forma di conoscenza non è poi così antica. Più le persone diventano consapevoli dei poteri latenti che vengono memorizzati all’interno della loro coscienza, più avranno abilità speciali come la comunicazione attraverso i sogni o conosciuti come sogni telepatici.

In molti hanno sostenuto che i sogni non sono altro che  “un appagamento camuffato di un desiderio nascosto”

Gli studi sui sogni condotti da Carl Gustav Jung portarono alla nascita di nuove teorie che si distaccavano da quelle gettonate da molti, sostenendo che il sogno non poteva essere solo un “appagamento camuffato di un desiderio nascosto”  , ma era qualcosa di più complesso: i sogni erano indipendenti sia dalla nostra volontà sia dalla nostra coscienza.

Sincronicità: Possiamo comunicare attraverso i sogni?
Sincronicità: Possiamo comunicare attraverso i sogni?

 

Jung arriva ad ipotizzare l’esistenza di una realtà transpsichica (inconscio collettivo che sovradetermina l’inconscio individuale) in cui la legge di causalità perde la sua validità generale. Ciò che la coscienza vive come pas­sato, presente e futuro nell’inconscio si relativizza per diventare aspaziale e atemporale; in tal senso il sogno e la visione possono nel loro linguaggio simbolico avere una capacità premonitrice. Per dimostrare una simile ca­pacità della psiche umana è necessario teorizzare l’esi­stenza di coincidenze di eventi che accadono sincronicamente in modo acausale, cioè senza una logica spaziotempo­rale di causa-effetto. Ciò va contro il principio  generale di causalilità che da Cartesio in poi informa tutto il pen­siero scientifico.

Dice Jung:

“Io impiego […] il concetto generale di sincronicità nell’accezione speciale di coincidenza temporale di due o più eventi non legati da un rapporto causale, che hanno uno stesso o un analogo contenuto significativo”

Il concetto di sincronicità

Il concetto di sincronicità di Jung, a differenza della causalità lineare che collega due avvenimenti che si succedono in tempi diversi, si riferisce a due avvenimenti esperiti dal soggetto nello stesso tempo ma in luoghi diversi, nel senso di un’associazione percepita fra il contemporaneo manifestarsi di un avvenimento interiore e di un fatto reale.

 

Coincidenze e principio di sincronicità: universi paralleli?

Il concetto di sincronicità ha goduto di molta fortuna in astrologiaesoterismo e tutte quelle correnti che studiano il prodursi di coincidenze significative, avvenimenti contemporanei apparentemente inspiegabili che si vorrebbe far risalire alla possibile esistenza di universi paralleli o di sosia“anagrafici”, persone cioè nate nella stessa ora e nello stesso girano le cui vite si svolgerebbero secondo vicende assolutamente sincroniche pur essendo lontane fra loro…

PERCHÈ SOGNIAMO? DALLA PSICANALISI AGLI UNIVERSI PARALLELI…

 

La psicoanalisi

Il padre della psicanalisi, Sigmud Freud, suggerì che i sogni possano essere una rappresentazione di desideri inconsci, pensieri e motivazioni. Secondo la sua visione della personalità, le persone sono guidate da istinti aggressivi e sessuali, normalmente repressi dalla consapevolezza cosciente.

Se questi istinti non possono essere espressi consapevolmente, Freud pensò che potessero trovare la loro strada nei sogni. Nel suo famoso libro ‘L’interpretazione dei sogni’, Freud scrisse che i sogni sono “adempimenti camuffati di desideri repressi”.

Nonostante la teoria di Freud abbia contribuito alla popolarità dell’interpretazione dei sogni, ricerche successive hanno dimostrato che il contenuto manifesto del sogno nasconde il vero significato psicologico. Tale modello, chiamato “teoria di attivazione di sintesi”, fu elaborato nel 1976 da J. Allan Hobson e Robert McCarley, secondo i quali i circuiti nel cervello si attivano durante il sonno REM, il che fa sì che alle aree del sistema limbico coinvolto nelle emozioni, sensazioni e ricordi, di diventare attive.

Il cervello sintetizza questa attività interna e tenta di dare significato a questi segnali, attività che si traduce nel ‘sognare’. Questo modello suggerisce che i sogni sono un’interpretazione personale di segnali generati dal cervello durante il sonno.

Anche se questa teoria suggerisce che i sogni siano il risultato di segnali generati internamente, Hobson è convinto che i sogni non siano privi di significato, anzi “si tratta del nostro stato di coscienza più creativo. Alcuni sogni sembrano non avere senso, eppure spesso sono davvero utili a darci nuove informazioni: sognare non è tempo sprecato”, conclude il ricercatore.

Universi paralleli

A fare un’incursione nella ‘questione onirica’ c’è anche la fisica quantistica. Alcuni scienziati si stanno progressivamente convincendo che i nostri sogni siano delle finestre che affacciano in universi paralleli, dove le cose avvengono in maniera molto diversa rispetto al nostro universo.

Considerando la possibilità che gli universi paralleli esistenti possano esistere in numero infinito, allora anche le possibilità dei sogni sono infinite. Nei sogni abbiamo la capacità di migrare nel ‘multiverso’ sperimentando viaggi davvero incredibili.

Mentre il mondo gira, miliardi di persone, e forse anche gli animali, fanno questi viaggi interdimensionali. Il confronto tra i modelli cerebrali tra veglia e sonno indica che il cervello non funziona in modo simile nei due stati, eppure, in entrambi i casi, siamo consapevoli e presenti a noi stessi.

In entrambi gli stati stiamo ricevendo input sensoriali, anche se nel caso dei sogni l’origine di questi dati in ingresso e degli organi coinvolti nella loro ricezione rimangono un mistero. In un articolo pubblicato qualche tempo fa sulfenomeno del Deja Vù, furono presentati i pareri di alcuni ricercatori in proposito.

Il dott. Michio Kaku, conosciuto dalla maggior parte delle persone per la sua attività di divulgatore scientifico e per le sue teorie che certamente travalicano i confini delle fisica tradizionale, ha proposto un’interessante connessione tra il fenomeno del déjà vu e l’esistenza degli universi paralleli.

Secondo il dott. Kaku, la fisica quantistica afferma che c’è la possibilità che il déjà vu sia causato dalla nostra capacità di saltare da un universo all’altro! E’ un pò come se centinaia di onde radio differenti fossero trasmesse intorno a noi da stazioni lontane.

Se siamo in possesso dello strumento giusto, una semplice radiolina, possiamo ascoltare una sola frequenza alla volta, questo perchè tutte le frequenze non sono in fase tra loro.

Ogni stazione trasmette il proprio segnale a una frequenza diversa, con un’energia diversa. Il risultato è che la radiolina può captare una sola frequenza alla volta. Allo stesso modo, nel nostro universo noi siamo sintonizzati sulla frequenza che corrisponde alla realtà fisica. Ma ci sono un numero infinito di realtà parallele che esistono attorno a noi, “trasmesse” ad una frequenza differente dalla nostra e con le quali noi non possiamo sintonizzarci.

Trasportando questa suggestiva teoria alla ‘questione onirica’, possiamo supporre che i sogni si producano quando il nostro cervello (la nostra mente) è in grado di sintonizzarsi su un differente stato quantico dell’Universo, cioè un universo parallelo?

Quando ci troviamo a sognare una situazione talmente vivida da sembrare reale, stiamo forse ‘captando’ la mente e i dati sensoriali del nostro ‘alterego parallelo’? Ed è anche possibile che un nostro alterego si sintonizzi sulla nostra mente per sognare la nostra vita?

Chissà! Possibilità del genere aprono a domande più profonde, quali ‘che cosa è la coscienza’? Essa è la più sfuggente ed eterea delle realtà che possiamo comprendere. La fisica quantistica, con il progresso degli studi, tende sempre più a staccare la coscienza dai processi chimici e fisici del cervello, fino a darle una esistenza propria (che alcuni chiamano ‘anima’) e darle la dignità di ‘struttura fondamentale dell’universo’.

La causalità è solo un principio, e la psicologia non può venire esaurita soltanto con metodi causali, perché lo spirito (=la psiche) vive ugualmente di fini.

A parte il fascino e l’impossibilità di discutere il fondamento scientifico di queste teorie, il concetto di sincronicità di Jung richiama due questioni psicologicamente rilevanti.

La prima è quella del tempo soggettivo come nostra modalità di esperire gli avvenimenti non solo in base alle categorie logico-razionali della coscienza, secondo coordinate spazio-temporali e nessi causali, ma anche secondo le leggi dell’inconscio, come avviene nei sogni o nei lapsus dove spazio e tempo si annullano e con essi il principio di non contraddizione rimandando ad un altrettanto importante modalità di funzionamento della mente umana secondo modalità simboliche, affettive e non razionali.

A cura della Redazione universo7p.it

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