Scoperto monolite di 9.000 anni fa sul fondale del Canale di Sicilia
I Segreti del mare portano alla luce un antico monolite che potrebbe riscrivere la storia delle prime civiltà apparse nel sud Europa. Si tratta di un monolite lavorato lungo 12 metri ( attualmente spezzato in due parti) ritrovato sul fondale del Canale di Sicilia, a 40 metri di profondità e a 60 chilometri dalla costa. Qui si trova il banco di Pantelleria vecchia, una delle isole (ora sommersa) che costituivano un antico arcipelago dove ora c’è il Plateau Avventura.
L’arcipelago è scomparso oltre 9.000 anni fa per effetto dell’innalzamento del mare e questo ritrovamento è una testimonianza delle attività in quest’area prima che fosse sommersa nel mesolitico, infatti i dati dimostrano, che già a quell’epoca l’uomo aveva occupato alcune isole che, sino a circa 9000 anni fa, punteggiavano il settore nord-occidentale del canale di Sicilia. L’arcipelago, che un tempo si estendeva tra le coste della Sicilia e l’isola di Pantelleria, fu progressivamente inghiottito dall’innalzamento del mare, seguito allo scioglimento della calotta di ghiaccio che copriva buona parte dell’odierna Europa settentrionale durante l’ultimo massimo glaciale.
Questo monolite presenta infatti tre fori regolari che sono stati praticati sicuramente dall’uomo, un reperto di inestimabile valore archeologico che apre un nuovo capitolo su quella che era la vita degli antichi abitanti della Sicilia.
Questo antico monolite era costituito in origine da un solo pesantissimo blocco di roccia, che doveva essere stato estratto, trasportato e lavorato dagli abitanti delle terre del Canale di Sicilia e gettano nuova luce sulle loro capacità e conoscenze tecniche già in un’epoca molto antica. La datazione infatti ci porta diversi millenni prima, per esempio, di Stonehenge.
La scoperta porta una firma italiana, quella del geologo Emanuele Lodolo dell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale di Trieste.
Un ampio studio, con tutti i dettagli della scoperta del monolite in Sicilia, è presente sulle pagine di ‘ Journal of Archeological Science’