Scoperti utensili di 3 milioni di anni fa usati dai primi esseri umani
Sulle rive di una penisola nell’Africa orientale, gli archeologi hanno trovato tracce di una specie vissuta oltre 3 milioni di anni fa.
La Penisola di Homa, situata in Kenya, fa parte della Rift Valley dell’Africa orientale, un’area conosciuta come la “culla dell’umanità”. È qui che molti degli indizi più antichi sull’origine dell’uomo sono stati preservati nel fertile suolo vulcanico, tra cui i resti di “Lucy”, un’antenata umana vissuta oltre 3 milioni di anni fa.
Un team guidato da Tom Plummer ha recentemente compiuto importanti scoperte nell’area, lavorando in un sito chiamato Nyanga. Durante gli scavi, gli archeologi hanno rinvenuto schegge di pietra, utilizzate come piccoli coltelli. Questi strumenti, considerati tra i primi mai usati sulla Terra, conservano ancora un bordo tagliente dopo milioni di anni.
Secondo Plummer, archeologo della City University di New York, queste lame venivano create battendo una pietra contro un’altra. Erano utilizzate per sbucciare e tagliare frutta e verdura, oltre che per separare la carne dalle ossa di prede come gli ippopotami. Successivamente, la carne veniva battuta tra pietre per ammorbidirla. Questo set di utensili, noto come kit Oldowan, rappresenta una delle prime innovazioni tecnologiche dell’umanità e ha probabilmente gettato le basi per ulteriori sviluppi.
Una tecnologia rivoluzionaria
“I manufatti Oldowan sono probabilmente l’innovazione tecnologica più importante nella storia umana”, ha dichiarato Plummer a “CBS Saturday Morning”. “Hanno permesso ai nostri antenati di accedere a una vasta gamma di alimenti a cui non avrebbero avuto accesso altrimenti.”
Questa nuova dieta avrebbe favorito la crescita del corpo e del cervello, innescando un ciclo virtuoso che portò alla creazione di esseri più sofisticati e all’ulteriore sviluppo della tecnologia. Sebbene un utensile simile e più antico sia stato scoperto in Kenya, quella tecnologia sembra essere stata abbandonata. Plummer ritiene che siano stati gli strumenti Oldowan a influenzare in modo decisivo il progresso umano.
Una sorpresa sui creatori degli utensili
Un altro aspetto sorprendente riguarda chi abbia creato questi strumenti. Oltre agli utensili, il team di Plummer ha trovato un dente di Paranthropus, un ominino primitivo non direttamente imparentato con gli esseri umani. Questo suggerisce che l’uso degli utensili non sia esclusivamente un tratto umano, ma un’idea che i nostri antenati hanno adottato e sviluppato, superando altre specie di ominini che alla fine si estinsero.
Rick Potts, direttore del programma di origini umane dello Smithsonian e leader delle ricerche nella penisola, ha sottolineato come questa scoperta possa aiutarci a comprendere la nostra esistenza sul pianeta. “Siamo l’ultimo bipede rimasto in piedi,” ha detto Potts. “Tutti gli altri modi di vita sono scomparsi, e questo ci invita a riflettere sulla fragilità della vita, anche nel nostro percorso evolutivo.”
Alla ricerca delle radici della storia umana
La ricerca di manufatti preistorici ha un fascino simile a quello di un film di Indiana Jones. Dopo aver identificato le schegge di pietra utilizzate come strumenti, gli archeologi hanno cercato segni di tagli sulle ossa animali, confermando il loro utilizzo.
Blasto Onyango, un famoso archeologo locale che contribuì alla scoperta del “Ragazzo di Turkana” — lo scheletro più completo di un ominino mai trovato — ha raccontato che il suo ritrovamento richiese “quattro o cinque anni” di lavoro paziente. Passo dopo passo, lui e il suo team recuperarono le parti dello scheletro di un giovane vissuto oltre un milione e mezzo di anni fa.
Rose Nyaboke, ricercatrice in paleontologia, ha spiegato che il lavoro quotidiano negli scavi è spesso lento e meticoloso. Spesso si trovano piccoli frammenti di ossa che devono essere lasciati al loro posto per preservare il contesto. “Non raccogliamo tutto,” ha detto Nyaboke. “Deve avere un significato paleontologico.”
Le ossa che contano sono quelle che possono contestualizzare l’area, come i denti di maiale. Poiché i maiali si sono evoluti rapidamente, i loro resti aiutano a datare gli strati circostanti. Tuttavia, la zona è troppo antica per la datazione al carbonio, e la cenere vulcanica che ha conservato i reperti rende difficili altre tecniche di datazione. Nonostante queste sfide, Potts ha continuato a scavare nella penisola per quasi 40 anni.
“La scienza richiede perseveranza,” ha affermato Potts. “Abbiamo trovato un luogo difficile da datare, ma non lo abbiamo abbandonato.”
Nuova comprensione delle radici umane
Le nuove tecnologie hanno reso più semplice datare i siti, mentre scoperte in tutta l’Africa orientale hanno affinato la nostra comprensione delle origini umane. Gli studiosi sapevano già che l’Homo sapiens moderno emerse in Africa circa 300.000 anni fa, ma solo di recente hanno compreso che i loro antenati iniziarono a camminare su due gambe almeno 6 milioni di anni fa.
“Molte cose che pensavamo fossero accadute in un breve periodo di tempo, negli ultimi milioni di anni, si sono rivelate distribuite su un arco di 6 milioni di anni,” ha spiegato Potts. “E questo include la creazione di utensili.”
di universo7p