Scoperti tre esopianeti simili alla terra nella zona abitabile: potrebbero ospitare la vita
Una scoperta senza precedenti perché questi corpi celesti offrono per la prima volta la possibilità di “trovare delle tracce chimiche della vita al di fuori del nostro sistema solare ,si trovano a soli 40 anni luce dalla Terra e i Pianeti attorno alle stelle nane fredde candidati ad ospitare la vita fuori dal sistema solare viene in tal modo moltiplicato, dato che questo genere di stelle è piuttosto comune I pianeti sono stati rilevati grazie al telescopio a infrarossi “Trappist”,dell’osservatorio La Silla dell’Eso in Cile e specializzato nella “caccia” alle stelle nane troppo piccole e fredde per poter essere osservate mediante l’astronomia ottica.
Gli astronomi chiamano questo tipo di stelle nane rosse ultra fredde, per via della loro temperatura che si aggira sui 2500 °C. Temperature pur sempre alte rispetto ai nostri standard quotidiani, ma molto minori di quella del Sole, che in superficie è di circa 5000 °C. Un candidato particolarmente promettente per una futura vita su un altro pianeta – battezzato “Trappist-1” – era una stella di massa pari a un’ottavo di quella del Sole, significativamente più fredda e il cui segnale infrarosso si indeboliva a intervalli regolari, segno di oggetti in orbita
Sono esopianeti di massa compresa fra la metà e il doppio di quella terrestre: la scoperta conferma l’ipotesi dell’esistenza di pianeti potenzialmente abitabili in orbita attorno alle stelle nane fredde, fin qui solo una possibilità teorica, e apre la strada all’esplorazione di un campo fino ad oggi quasi inesplorato, data la priorità assegnata alle stelle simili al nostro Sole, più calde e facili da rilevare. Di colpo, il numero dei potenziali candidati ad ospitare la vita fuori dal sistema solare viene in tal modo moltiplicato, dato che questo genere di stelle è piuttosto comune. Soprattutto, la distanza relativamente ravvicinata permetterà di analizzare con qualche dettaglio l’atmosfera degli esopianeti e stabilire se presentino delle tracce chimiche dovute agli effetti dell’esistenza di vita “entro i prossimi decenni”, conclude lo studio condotto dall’Università di Liegi.
Per poter essere in grado di ospitare la vita – così come la conosciamo – un pianeta deve trovarsi in una particolare zona del proprio sistema solare, ovvero non troppo vicino alla sua stella per evitare un’irradiazione eccessiva ma non troppo lontano perché possa esistere dell’H2O allo stato liquido. I corpi celesti si trovano, infatti, ai margini della cosiddetta fascia di abitabilità e avrebbero quindi una giusta combinazione di luce e calore dalla stella principale per poter ospitare la vita, anche se in forma elementare.