Robert Dean: Gli Ufo sono delle Bio-Astronavi
Nel 1996 Robert Dean, ospite a Roma per un congresso mondiale sugli UFO, mi raccontò dei suoi “incontri” con Entità Extraterretri e le loro astronavi, quando era in servizio come Maggiore dell’Esercito degli Stati Uniti, presso lo SHAPE, quartier generale delle Forze Alleate NATO. Robert Dean, per gli amici “Bob Dean”, alla mia domanda, su come funzionavano le astronavi ET, mi disse che vi erano ipotesi confermate da scienziati e piloti della Marina USA, che quelli che noi chiamiamo UFO, erano in realtà Bio-Astronavi, ovvero scafi alieni che funzionavano similmente a “organismi viventi” chiamati anche Plasmoidi.
Robert Dean ha discusso il concetto di plasmoidi descrivendoli come possibili navi aliene viventi. Secondo Dean, questi oggetti non identificati potrebbero rappresentare una forma di vita intelligente, capace di navigare nello spazio in maniera autonoma, fondendo aspetti biologici e tecnologici.
Nel 2025, alcune fonti indicano che potrebbero essere rilasciati documenti al pubblico riguardanti il fenomeno UFO e potenzialmente anche i plasmoidi, gettando nuova luce su queste misteriose entità.
I plasmoidi sono strutture coerenti di plasma, un gas ionizzato composto da particelle cariche come elettroni e ioni. A livello scientifico, si tratta di formazioni che possono assumere una configurazione stabile o semistabile, grazie a campi elettromagnetici che mantengono il plasma organizzato in una determinata forma. I plasmoidi si trovano spesso in fenomeni naturali, come fulmini globulari, o in processi sperimentali legati alla fusione nucleare controllata.
Proprietà principali dei plasmoidi:
- Stabilità temporanea: Anche se il plasma tende a disperdersi, i plasmoidi possono rimanere coerenti per un certo periodo grazie a equilibri di forze elettromagnetiche.
- Emissione di luce: Spesso emettono radiazione luminosa, variabile in intensità e colore, a seconda della composizione e temperatura del plasma.
- Forme diverse: Possono apparire come sfere, anelli o strutture più complesse, influenzate dalle dinamiche dei campi magnetici circostanti.
Plasmoidi e Ufologia
Nell’ambito ufologico, alcuni ricercatori, tra cui Robert Dean, hanno ipotizzato che certi fenomeni UFO osservati nel cielo possano essere plasmoidi intelligenti o controllati, piuttosto che oggetti solidi. In questa visione, i plasmoidi potrebbero rappresentare una forma di vita aliena o un mezzo tecnologico avanzato, capace di navigare e interagire con l’ambiente in modi che sfidano la comprensione scientifica attuale.

La certezza di questa “ipotesi” arrivava da David Adair, consulente tecnologico che ha lavorato presso il sito S3 di Groom Lake nell’Area 51 ed è uno dei pochi testimoni che durante una intervista video, ha confermato i suoi incontri con una astronave aliena e di averne visionato la struttura del motore. Oltre a David, Bob mi disse di aver parlato con due piloti della Marina Militare degli Stati Uniti d’America (la Marina gestisce l’impianto di Groom Lake -S4) e di aver trovato conferme, riguardo il fatto che all’interno della struttura, gli esperti, scienziati e tecnici, non sapevano come far volare le astronavi ET.

Uno dei piloti disse a Bob che per guidare le astronavi o Bio-Astronavi, vi era la necessità di entrare in uno stato di “meditazione” e provare amore per quell’apparato bio-organico. Appena entrati in connessione o in una sorta di “stato empatico” con lo scafo alieno, questo si illuminava e si sollevava di qualche metro da terra.
LE BIO MACCHINE E BIO ASTRONAVI
Il Dr. David Adair, ammette che era giovanissimo e ragazzo prodigio, quando fu messo al servizio del generale Curtis Lemay dell’Air Force nel 1971 a Groom Lake, Nevada (Area- 51). Ascoltando la sua testimonianza di prima mano circa l’avanzata tecnologia aliena e segreti più gelosamente custoditi dai nostri militari, vi viene la pelle d’oca. Adair spiega come all’età di 17 anni ha costruito un sistema elettro-magnetico al plasma, un vero e prorpio motore di contenimento di fusione a razzo ed è stato invitato successivamente da pezzi grossi della Air Force per lanciarlo a White Sands.
Questo lo ha portato ad essere un pezzo importante del puzzle all’interno del team di scienziati che opera presso il sito S3 dell’Area 51 nel Nevada, dove vide lui stesso un motore che era anni luce al di là di qualsiasi cosa sulla Terra. Il tutto rientrava nel programma AST-Advanced Symbiotic Technology, dove i nostro scopo era comprendere la struttura dell’astronave, di come era fatta e come potevamo interfacciarci con essa, insomma dovevamo far volare questi scafi alieni.
Di Massimo Fratini