Alessandro Tibaldi, coordinatore del progetto e professore di geologia strutturale all’Università di Milano Bicocca, ha spiegato le logiche di un sistema sofisticato: le riprese aeree effettuate grazie all’ausilio di droni permettono di acquisire immagini di altissimo livello di dettaglio. Queste vengono date in pasto ad un elaboratore di dati che le traduce in una rappresentazione virtuale dei territori analizzati.
COME FUNZIONA ?
Il metodo prevede che i velivoli, provvisti di sistemi GPS e di fotocamere standard e agli infrarossi, vengano programmati da terra per sorvolare l’area a bassa quota, con un dettaglio di ripresa delle varie strutture geologiche nell’ordine di centimetri. L’area esplorata in Islanda è di qualche chilometro quadrato.A questo punto le riprese effettuate vengono assemblate, tramite appositi software, in una sorta di collage 3D: una copia fedele del terreno entro la quale i ricercatori si possono muovere in realtà virtuale, studiando le fratture e le faglie lasciate dai più recenti eventi sismici.
I ricercatori hanno così l’opportunità di scandagliare ogni centimetro della struttura topografica raccolta, studiando le fratture provocate dai movimenti della crosta terreste ed evidenziando possibili smottamenti futuri.
Senza contare alcuni vantaggi legati all’agilità delle riprese: rispetto ai satelliti, i droni consentono di esplorare anche le pareti verticali (non osservabili dallo Spazio). E sono da 10 a 50 volte più economici di aerei ed elicotteri: «potrebbero servire nei Paesi in via di sviluppo, dove a una grande pressione demografica in aree soggette a rischi geologici si accompagna una permanente difficoltà nel reperire finanziamenti per gli studi» aggiunge Tibaldi.
I ricercatori hanno scelto di testare l’innovativo sistema in un territorio fortemente colpito, anche nel recente passato, da fenomeni sismici. Un’area complessiva di studio 30 chilometri quadrati, quella individuata dal team di ricerca, all’interno della quale è stata isolata una zona più ristretta, di circa 2 chilometri quadrati, dove sono stati impiegati i droni per effettuare le rilevazioni.
Gli studiosi sono riusciti ad individuare, grazie alla ricostruzione topografica in realtà virtuale, alcune porzioni di terreno che presentano un’altissima probabilità di fenomeni tellurici nel futuro. Informazioni che serviranno alle autorità locali per mettere in sicurezza la zona ed evitare, ad esempio, la costruzione di unità abitative in prossimità del rischio sismico. Come sottolineato da Tibaldi, l’utilizzo dei droni permette di ridurre anche i costi dello studio analitico, che si decuplicano se effettuato attraverso il supporto di aerei o elicotteri.
Uno strumento che può essere quindi di grande aiuto nei Paesi in via di sviluppo, in cui è elevata la difficoltà a finanziare la ricerca e la prevenzione geologica.