Stiamo vivendo un esperimento sociale ?
La pandemia del Covid-19 sta mettendo a dura prova tutti i paesi del mondo dove la rapidità e la pervasività della pandemia hanno obbligato ciascuno a confrontarsi con la propria fragilità individuale. Molti ricercatori sostengono che la pandemia di Covid-19 potrebbe essere etichettata come “il più grande esperimento psicologico” di tutti i tempi. Con quale scopo? Magari per soffocare la libertà individuale?
Insomma, un “esperimento” che coinvolge un terzo della popolazione mondiale dove ha uno scopo ben preciso, quello di imporre con la forza una forma di distanziamento sociale.
L’esperimento sociale
Secondo la psicologa belga Elke Van Hoof questo tipo di esperimento, sarà riproposto anche in futuro, e sempre secondo la psicologa, proprio nella seconda parte del 2020, una ulteriore epidemia di logoramento (burnout) e assenteismo da stress.
Elke Van Hoof riflette sul fatto che mentre in tutto il mondo si stanno prendendo le misure necessarie per fronteggiare il virus, poco o nulla si fa per mitigare gli impatti psicologici, affermando come l’isolamento può causare depressione, insonnia, ansia, frustrazione e molte altre conseguenze sgradevoli, e che alcune possono rimanere nel tempo.
Se facciamo un’analisi obiettiva, nel giro di poche settimane, l’intero pianeta è passato dalla normalità alla paura, al panico, alla paranoia, al confinamento, alla disoccupazione, alla sorveglianza della polizia e all’estremo allontanamento sociale.
Miliardi di cittadini, che prosperavano nella libertà e nella libera impresa, sono ora agli arresti domiciliari dove sono obbligati a rispettare i voleri dei propri Governi.
Sebbene l’assoluta necessità di queste misure sono oggetti di accesi dibattiti in gran parte del mondo, come riporta anche Snowden non è detto che anche dopo la ”scomparsa di questa epidemia” ritorneremo alla normalità. Snowden sostiene infatti che ‘Il Controllo Governativo Per Il Coronavirs Rimarrà Permanente .
La rapidità della pandemia ha messo a dura prova ciascuno di noi a confrontarsi con la propria fragilità individuale.Tutto questo, come sottolinea la psicoanalista Julia Kristeva, distruggono le caratteristiche dell’essere umano globalizzato, ma potrebbe far nascere qualcosa di cui non conoscevamo affatto, come ad esempio: solitudine, intolleranza ai limiti e rimozione della mortalità. “Possiamo diventare più prudenti, forse più teneri, e in questo modo anche più durevoli, resistenti. La vita è sopravvivenza permanente”, dice Kristeva.
La globalità e l’impatto della pandemia, d’altra parte, invitano a ristrutturare radicalmente gerarchie di valori e di aspirazioni che apparivano consolidate e permanenti. Per esempio, c’è la presa di coscienza del fatto che “la salute, quella di ciascuno di noi, non possa essere pensata come un bene privato, come una faccenda individuale, ma abbia, piuttosto, tutte le caratteristiche di un bene comune, di un bene comune globale”
Resistere e imparare
In questi tempi critici, dobbiamo tenere traccia dei molti modi in cui la società viene modificata e dobbiamo garantire che, una volta che il virus scompare, la libertà venga completamente ripristinata.
Teniamo gli occhi bene aperti, perché se si tratta davvero di un esperimento sociale si sta svolgendo sulla pelle di tutti noi.