Nella preistoria una stella ha invaso il sistema solare
Si tratta di una piccola e debole nana rossa soprannominata “stella di Scholz“, con massa dell’8% di quella del Sole, a 20 anni luce di distanza, nella costellazione del Monoceros , una costellazione del cielo invernale prossima all’equatore celeste. Fa parte di un sistema binario: la sua compagna è una nana bruna, con massa pari a circa il 6% quella del Sole. Pubblicata sulla rivista Astrophysical Journal Letters, la scoperta si deve al gruppo coordinato dall’astronomo Eric Mamajek, dell’università di Rochester a New York, dove ne ha analizzato velocità e traiettoria stabilendo che, 70.000 anni fa, la stella deve essere entrata nella parte più esterna della Nube di Oort, la culla delle comete, passando a circa 52.000 Unità Astronomiche da noi, ossia circa 0,8 anni luce.
Essendo magneticamente attiva, potrebbe aver avuto dei flare, è quindi possibile che i nostri antenati l’avessero notata 70.000 anni fa. Glia astronomi hanno caratterizzato la stella attraverso lo spettro e velocità radiale via doppler, tramite gli spettrografi dei grandi telescopi in Sud Africa ed in Cile: il Southern African Large Telescope (SALT) e il telescopio Magellan presso il Las Campanas Observatory.
l’influenza del passaggio della stella di Scholz non deve aver avuto grandi conseguenze ma Mamajek sottolinea che “altre importanti perturbatori possono essere in agguato a causa di stelle vicine”. Il satellite dell’Agenzia Spaziale Europea Gaia, lanciato di recente, determinerà le distanze e le velocità di un miliardo di astri e forse, tra quei dati, gli astronomi troveranno altre “stelle canaglia” che ci hanno fatto visita in passato o lo faranno in futuro.