domenica, Ottobre 6, 2024
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NEKROMANTEION ACHERON– SCOPERTO UNO DEI
GRANDI INGANNI DEL PASSATO

Necromanteion – Riflessione sugli inganni di ieri e di oggi

Necromanteion : Sin dall’inizio mi sono permesso di tentare di spiegare che la storia dell’umanità così come ci è stata tramandata non risponde a verità. Questa convinzione, che mi accompagna da oltre mezzo secolo e che ho sempre cercato di argomentare con fati concreti non legati a fantasie o fake news, oggi mi trova ancora più convinto che la storia dell’uomo abbia subito profonde manipolazioni al punto da allontanarla definitivamente dalla sua realtà.

Questa convinzione nel tempo è stata suffragata da interessanti e illuminanti ritrovamenti archeologici, dalle indagini dei genetisti, dalle scoperte in altri settori scientifici, nonché dalla rilettura di antichi testi storici, vedi la Bibbia, le opere di Platone e di Omero, il Libro dei Morti egiziano, i testi veda, fino alle opere epiche dei sumeri.

In tutte queste ricerche ciò che mi ha particolarmente e profondamente stupito è stato il fatto che questo mio dubbio, e non solo mio, sulla manipolazione della storia da parte di “altri”, non appartiene solo a questi due ultimi secoli, ma lo troviamo in filosofi e storici del lontano passato. 3200 anni fa qualcuno si era accorto di questo oscuro processo di negare o camuffare la storia dell’umanità trasformando eventi reali in miti e favole.

Sto parlando in particolare di Sanchuniaton, uno storico fenicio vissuto nel 1200 a.C. che aveva scoperto gli inganni perpetuati dai sacerdoti nei confronti dell’ingenuo e superstizioso popolo di allora; inganni ben architettati che hanno saputo con arte sostituire la verità con eventi e storie false.

Sanchuniaton ha vissuto nel periodo della conquista della Terra Promessa da parte del popolo ebraico e nel periodo della guerra di Troia. Ha scritto molto, ma gran parte delle sue opere sono andate perdute, solo pochi frammenti sono stati trovati e salvati dai dotti del tempo, tra questi Filone di Biblos, uno storico greco vissuto intorno al 100 a.C. che ebbe la fortuna di raccoglierli, tradurli e conservarli per gli storici del suo tempo. Successivamente, nel 265 d.C.

Eusebio di Cesarea, uno dei padri della Chiesa, raccolse i lavori di Filone, e continuò ad indagare su ciò che rimaneva delle opere di Sanchuniaton. In un testo di Eusebio leggiamo: “ …per Sanchuniaton le divinità non sono dei celesti, bensì dei semplici mortali dotati di conoscenze superiori, tuttavia ricolmi di perversione e malvagità…” Ciò che si ricava dai resti degli scritti dello storico fenicio, è un’aspra critica nei confronti dei filosofi e storici suoi contemporanei, rimproverandoli per “ il modo falso e arbitrario con il quale hanno snaturato i racconti riguardanti gli dei, in cui i fatti reali sono stati riportati come pure allegorie…”

A queste affermazioni si è successivamente (1000 anni più tardi) affiancato Filone di Byblos che ha scritto: “ I più recenti scrittori che si sono occupati della storia sacra, hanno ripudiato i fatti del principio ed hanno inventato allegorie e miti, in modo da avvolgere la storia dell’uomo in una tale oscurità che non era più possibile riconoscere i fatti realmente accaduti…” Il grande merito di Sanchuniaton è stato quello di aver coraggiosamente portato alla luce gli inganni delle classi sacerdotali di allora nei confronti degli umani, dall’Egitto alla Grecia. Lo storico ha chiaramente accusato i detentori delle religioni di allora di camuffare i fatti reali dei tempi primitivi.

Ma tutto ciò è servito a poco perché tutte le classi sacerdotali di allora e successive hanno continuato a camuffare la verità e, quindi, a trasformare fatti reali in miti.

Sempre Sanchuniaton da una sua frase, riportata negli scritti di Eusebio di Cesarea, leggiamo: “ …le nostre orecchie sono abituate fin dall’infanzia alle invenzioni e martellamenti ormai da secoli da queste fantasie che custodiscono la materia favolosa […]

Necromanteion
Necromanteion

Queste invenzioni fantastiche sono diventate un patrimonio dal quale non si può separare, tanto che la verità sembra una fantasticheria, mentre i racconti contraffatti sembrano avere tutti i caratteri della verità…” Queste sono testimonianze e riflessioni che partono da 3200 anni fa, ma ci chiediamo: da allora ad oggi cos’è cambiato?

Per dare senso a quanto fin qui scritto nei confronti di Sanchuniaton e di altri pensatori del passato, ritengo illuminante quanto è stato scoperto recentemente dagli archeologi in Grecia. Una realtà che getta una luce di forte sospetto nei confronti della casta sacerdotale che allora gestiva la storia dell’uomo. Entriamo quindi nel merito parlando di una sorprendente scoperta archeologica fatta nel 1976 in Grecia, ed esattamente nell’Epiro nei pressi del fiume Acheronte, vicino alla cittadina di Parga.

Stiamo parlando del più famoso Nekromanteion della storia, quello dell’Acheronte. Quanti di voi sanno cos’è il Nekromanteion che i sommi sacerdoti del tempo gestivano in Grecia, ma anche in altre civiltà del Mediterraneo? Forse pochi, comunque la spiegazione arriva presto in questa pagina.

“Perché parlare di questa scoperta?”, qualcuno potrebbe chiedersi, “che senso ha parlare oggi di qualcosa distante più di 2000 anni dalla nostra civiltà?” Parliamo quindi di una recente scoperta archeologica che ha una grande importanza perché è la dimostrazione di come già nel lontano passato si cercava, riuscendo quasi sempre, ad ingannare la gente.

Un po’ quello che accade anche ai giorni nostri in cui la storia vera dell’umanità viene nascosta o raccontata diversamente. Cerchiamo allora di entrare nel merito dei nekromanteion: Erano luoghi particolari gestiti in maniera rigorosamente segreta dalla casta dei sacerdoti greci e non solo; di questi luoghi infatti si ha notizia che ne esistevano anche tra i fenici, i babilonesi, gli egizi, ecc.

Il Nekromanteion Acheron greco, fino ad oggi, rappresenta l’oracolo dei morti più famoso dell’antichità. Qui, come negli altri oracoli, era praticata la negromanzia, una tecnica divinatoria basata sull’evocazione delle anime dei defunti, considerata pericolosa e ai limiti dell’illecito, che pochi mortali riuscivano a fare. …fino a qui nulla di eccezionale, anche se a noi oggi questa pratica magica può sembrare frutto di fantasie dell’epoca.

Molti testi antichi ci raccontano che in certe condizioni si potevano, all’interno di ambienti sotterranei bui (ipogei) incontrare le anime dei defunti. Per i devoti questi nekromanteion erano le “porte degli inferi” da cui si poteva accedere al regno dei morti.

La storia che segue è una testimonianza reale di come si è riusciti ad ingannare l’uomo. Fino a poco fa, personaggi (sacerdoti, veggenti e maghi)che avevano avuto accesso a segreti e conoscenze particolari del passato, ne approfittavano per sottomettere la massa incolta e superstiziosa di allora e lo facevano per proprio indiscusso vantaggio economico e di potere.

Oggi per fortuna tutto ciò non esiste più, tuttavia le “tecniche” per ingannare gli altri sono ancora presenti anche se non più in modo grossolano, ma in termini sottili e sofisticati. Entriamo ora nel merito della storia per scoprire come la casta dei sacerdoti riusciva a prendersi gioco delle masse. Parliamo sempre dei nekromanteion, di cui troviamo testimonianze anche nell’ Odissea di Omero quando si narra di Ulisse che scese nell’Ade per incontrare le anime dei morti. Da alcuni studi di filologi e archeologi apprendiamo che ancora prima di Cristo e fino all’impero Romano in tutto il Mediterraneo questi sacerdoti avevano tra loro legami e molti di questi, i capi, ogni due o tre anni si riunivano in luoghi segreti per scambiarsi esperienze e “consigli operativi”.

Nel 1958 l’archeologo Dakaris trovò i resti di età Ellenistica (IV-III secolo a.C.) del famoso Nekromanteoion dell’Acheronte, descritto già da Omero nelle sue opere e che la stampa del secolo scorso definì “La porta dell’Inferno”. Durante gli scavi e l’apertura di locali ipogei vennero alla luce strani oggetti e congegni in legno e metallo la cui funzione non risultò al momento chiara.

Ma nel 1976, terminati i sondaggi e gli scavi nel sito, gli archeologi compresero la funzione di tutti quei congegni strani, perché simili ai macchinari teatrali che si usavano per le rappresentazioni artistiche nei teatri dell’epoca. Furono trovati argani, ruote di legno e bronzo dentate, un gigantesco calderone di bronzo ed altri strumenti che servivano a far calare dall’alto oggetti o persone capaci di creare particolari effetti scenici. E’ stata questa una scoperta archeologica molto importante perché finalmente ci ha fatto comprendere la vera funzione dei nekromanteoion. In quel tempo accadeva che se qualcuno pensava possibile scendere nell’Ade per incontrare parenti morti, doveva affidarsi ai custodi di questi oracoli. Non era detto che a tutti fosse permesso di accedere nel nekromanteoion, Il candidato doveva prima sottostare ad un interrogatorio dei sacerdoti; interrogatorio che serviva a comprendere se il richiedente disponeva di una discreta ricchezza, parte della quale doveva essere consegnata alla “segreteria” dell’oracolo.

Se l’esame risultava positivo, ma solo allora, la persona veniva accettata e preparata per l’incontro con l’anima del defunto. Non era possibile incontrare subito il defunto o scendere nell’Ade, era necessario un lungo periodo di “purificazione”.

L’avventura durava oltre un mese: la persona veniva rinchiusa al buio in una stanza sotterranea dove poteva nutrirsi esclusivamente con cibi particolari in cui si trovavano spezie e droghe fungine. In questo modo i sensi della persona cominciavano ad alterarsi. Oltre a ciò uno dei tanti sacerdoti a giorni alteri gli chiedeva informazioni dettagliate sul defunto da incontrare.

A metà di questa reclusione claustrofobica all’interno della stanza cominciavano a giungere suoni e cantilene incomprensibili, che incutevano paura. Poi si aggiungevano vapori inebrianti. Al povero personaggio venivano imposti bagni rituali con acqua prima bollente e poi gelata. Parliamo di una vera e propria preparazione dal sapore iniziatico.

Se poi la persona non sopravviveva a tutte queste prove e moriva, ai familiari che aspettavano fuori dell’oracolo veniva detto che l’anima del loro parente aveva scelto di scendere nell’Ade insieme al fantasma apparso durante la cerimonia “spirituale”, per cui veniva restituito il cadavere, ma non il “maltolto”. Se invece la persona superava tutte le prove veniva alla fine introdotta in un grande ipogeo appena illuminato da qualche torcia, dove tra nebbie e fumi inebrianti dall’alto scendeva una figura umana coperta da un mantello nero che con voce artefatta rispondeva a tutte le domande che “l’ingenuo personaggio” gli chiedeva.

Ovviamente la persona era in stato di profonda confusione mentale e poi le risposte che riceveva erano magistralmente collegate agli interrogatori precedenti dei sacerdoti, per cui al richiedente potevano sembrare esatte. Alla fine di questa esperienza la persona usciva dal nekromanteoion contento perché certo di aver parlato veramente con l’anima del defunto. Quest’inganno è andato avanti fino al 167 a.C. quando i Romani occuparono il santuario incendiandolo e distruggendolo per sempre. Ma grazie a quell’incendio gli archeologi sono riusciti a costruire la storia di chi voleva intraprendere la strada per “Ade”. Grazie al fuoco appiccato dai soldati romani si sono conservati molti reperti che hanno alla fine spiegato la misteriosa funzione del Nekromanteoion dell’Acheronte. Oltre agli argani, alle ruote dentate e ad altri oggetti di bronzo vennero alla luce grossi grumi carbonizzati di hashish e fave e lupini acerbi che se mangiati anche oggi possono causare vertigini e allucinazioni.

Svelato così il mistero degli oracoli dell’antichità, ma anche la capacità di maghi e sacerdoti di costruire “funzioni sceniche” che di esoterico e magico non avevano nulla. Alla fine ci son voluti più di 2000 anni per smascherare questo ed altri inganni, molti ancora sono da scoprire…

Di Ennio La Malfa per Universo7p

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