Gli Antichi misteri tenuti nascosti dalla Massoneria
Il cuore della moderna Massoneria di oggi sono le storie legate alla figura del re biblico Salomone. Esse si riferiscono in modo particolare alla costruzione del grande Tempio di Gerusalemme da lui voluto, al fine di
poter ospitare l’Arca dell’Alleanza nel Sancta Sanctorum. Celeberrimo
per ricchezza e saggezza, questo re figlio di Davide, vissuto attorno al
350 a.C., è un vero e proprio enigma dell’Antico Testamento.
In genere, la tradizione ebraica lo considera in modo molto positivo, anche se non gli sono risparmiate critiche per il gran numero di concubine e per
la tolleranza mostrata nella venerazione di altre divinità e idoli all’interno
del suo regno. Fondamentali, nel racconto della sua vita, sono i suoi incontri con il re della città di Tiro e con la misteriosa Regina di Saba, due personaggi piuttosto generosi nei suoi confronti, che gli recavano molti doni e grandi quantità di oro per rendere sempre più potente e splendido il suo regno di Giuda.
“Uscendo” dal contesto biblico, le altre “storie” ci presentano Salomone nei panni di un mago praticante, possessore di un anello magico e di una altrettanto misteriosa pietra capace di tagliare la roccia senza provocare alcun rumore e con chirurgica precisione.
Secondo alcuni, Salomone sarebbe anche stato capace di fare levitare l’Arca dell’Alleanza, facendola sollevare da terra al suo volere. Sotto questo profilo, quelle ere a lui successive Salomone venne dunque sempre visto come un mago dagli straordinari poteri e addirittura riverito come uomo eccezionale nell’Europa rinascimentale.
La geometria compositiva del suo Tempio venne considerata la sintesi della perfezione sacra; il segreto della sua pietra da taglio e la sua abilità nel far levitare gli oggetti diedero spunto a infinite ricerche, mentre la sua costante, quasi irrefrenabile, passione per l’oro ha da sempre esercitato un fascino costante. In termini simbolici, è Salomone che custodisce la chiave per scardinare i segreti della moderna Massoneria, ma poiché la società venne istituzionalizzata nel 1717, il legame ereditario fondamentale continuano ad essere i Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone
Comunemente conosciuta come Cavalieri Templari, questa confraternita
elitaria di cavalieri dell’Occidente d’Europa strutturati in una organizzazione militaresca con risvolti monastici venne fondata nei primi anni del 1100, nell’ambito della prima crociata, come una fratellanza
con scopi altruistici.
Immediatamente, nasce spontanea la domanda: il movimento massonico deriva dunque dall’Ordine Templare? Se è così, come può oggi una confraternita assistenziale conciliare le sue intenzioni e i suoi fini con quelli di un Ordine medievale di monaci-guerrieri? Oppure, la Massoneria è derivata dalle gilde massoniche, come molti pensano che sia accaduto? Oppure, ancora, essa trae origine dalle scuole misteriche dell’antico Egitto, con le quali, forse non a caso, mostra molti punti di comunione? Quale che sia la risposta, sempre continua a presentarsi la domanda di fondo: in che modo l”istituzione odierna può rapportarsi con quelle passate?
L’ Antico ed il Nuovo Testamento biblici sono stati utilizzati per secoli come scritture sacre alla base delle credenze ebraiche e cristiane; tuttavia non fu certo per questo che essi furono scritti- ma lo si sa da tempo – si tratta di documenti coerenti e unitari.
Consistono in una serie di singoli libri scritti da autori diversi in tempi diversi, tenuti insieme dallo sfondo di uno scopo comune.
Questi libri comprendono racconti storici che, specie nell’Antico Testamento, coprono un vasto arco di tempo, ma hanno un valore che va
ben al di là della pur importante valenza storica, in quanto gli avvenimenti descritti sono sovente correlati con il racconto di altri eventi di
natura straordinaria.
Il fatto che la Massoneria (che, lo ricordo, non è né una fede né una religione) abbia focalizzato la sua attenzione su alcuni di questi episodi seppure così lontani nel tempo è già di per sé intrigante, ma, a ben guardare, si è trattato di un processo evolutivo che, poco alla volta, ha condotto una varietà di antiche discipline nel contesto di un singolo ideale.
Se si spinge la ricerca in quelli che sono stati i prodromi del movimento massonico prima del XVIII secolo, risulta evidente che i suoi capisaldi erano concetti, come dire, più romanticamente affascinanti rispetto a come sarebbero stati trasformati sotto il velo dell”allegoria e della metafora, una volta assunti ufficialmente dal movimento.
Particolarmente interessanti, a questo proposito, sono la considerazione della scienza e della natura dell”alchimia – l§arte occulta della trasposizione della materia, comunemente associata all’ottenimento dell’oro da metalli vili -, la manipolazione delle onde luminose e le tecniche della levitazione.
Come risulta piuttosto evidente consultando gli antichi testi a
noi pervenuti di Mesopotamia, Egitto e altri antichi popoli risalenti a
3000 anni prima della nostra era, le prove che testimoniano l”esistenza
presso queste antiche civiltà di capacità tecnologiche di gran lunga superiori a quelle che siamo soliti accreditare loro sono abbondanti e
chiare.
Alla scoperta del segreto
A posto d”onore nella sala dell”Arco Reale all’interno del Masonic
National Memorial George Washington di Alexandria, in Virginia, si
può ammirare una riproduzione dell’Arca dell”Alleanza . Collocata al di sotto di un arco in travertino, l’insieme non risulta molto di-
verso dal portale raffigurato da Laurence Dermott .
Questa assonanza ribadisce e conferma il legame che intercorreva fra i padri fondatori d’America e quella che al tempo era detta “l’antica tradizione” della Massoneria scozzese e irlandese (come distinta dal cosiddetto nuovo stile o corso, introdotto nella Grande Loggia Unita d’Inghilterra e dal Rito Scozzese del cavaliere Ramsey).
La chiave di questa sinergia fu senza dubbio Benjamin Franklin, fondatore, tra l’altro, della Loggia di St. John a Filadelfia, operativa sin dal 1730, ben prima, quindi, che il rituale dell”Arco Reale entrasse a far parte delle correnti più importanti della Massoneria inglese.
Da pprincipio pittore attivo nella città natale di Filadelfia, Franklin era
diventato ambasciatore d”America in Francia nel 1776, ma già prima, il
24 novembre del 1757, era stato introdotto ed affiliato alla Royal So-
ciety londinese.
Tutto questo a seguito dei suoi eccezionali, quanto coraggiosi, esperimenti con le bacchette elettriche e l’elettricità .
Avendo compreso e distinto la differenza fra correnti elettriche negative e positive e avendo intuito che anche il fulmine altro non era che una straordinaria forma di elettricità, Franklin si trovava nella condizione culturale e scientifica di comprendere al meglio la vera natura della tecnologia del’arca (arcana). Anche per questo venne molto onorato in Francia, dove era stato accolto come membro dell’ Académie Françaisez e
invitato di frequente a corte .
In Inghilterra il suo coinvolgimento con la Royal Society avvenne per il tramite della Loggia di High Wycombe, i Cavalieri di St. Francis dell”abbazia di Medmenham, meglio nota come l’Hell Fire Club. Divenuto intimo amico del fondatore del club, sir Francis Dashwood , Franklin risultò membro attivo dell’associazione per almeno cinque anni a partire dal 17573.
L’origine del Hell Fire Club era stato fondato a St. James, a Londra,
condotto da Filippo, duca di Wharton, prima che venisse eletto Gran
Maestro della Grande Loggia d°Inghilterra. Trattandosi di una cellula
giacobita, la casa capitolare dell”Hell Fire Club mascherava le sue iniziative spacciandosi per un ritrovo di gaudenti e spensierati ed era stato
proprio sotto la protezione di questo velo che Dashwood e Franklin
avevano messo mano alla revisione del Book of Common Prayer in forza alla Chiesa anglicana, mentre altri soci e aderenti – come, per esempio, il giornalista John Wilkes – combattevano la loro battaglia per la libertà pubblica e degli organi di stampa.
Wilkes era stato elogiato proprio da Franklin per la chiara campagna pro libertà del popolo americano che aveva condotto in Inghilterra dalle pagine del suo giornale, «The North Briton››.
Anche se rivestiva la carica di Cancelliere britannico dello Scacchiere
sin dal 1761, Francis Dashwood viveva in Europa presso l°improvvisa-
ta corte del principe Carlo Edoardos, che era il leader della reietta Casa.
Stuart quando nel 1776 Franklin era venuto in Francia per la prima volta. Mentre soggiornava nella regione francese della Linguadoca, l’ospite americano aveva aderito alla Bonnie Prince che vantava come mentore il conte di St. Germain, fondatore dell’Ordine massonico, formalizzato nella Commenda di Carcassonneó.
Testimonianze afferenti a questo Ordine si trovano presso il Grande
Oriente di Francia.
Questa affiliazione portò senz’altro Franklin a prendere conoscenza
dell’esistenza di un°antica filosofia rosacrociana, che i Templari avevano chiamato Ormus, un’arte antichissima tramandata dagli antichi Anunnaki ai sumeri.
Nella sua qualità di fondatore e primo segretario della Società Filosofica Americana, tutte queste tematiche suonavano di estremo interesse per lo scienziato americano, tenuto soprattutto conto del fatto che l’amico St. Germain era uno dei leader del programma di educazione filosofica a Parigi.
La magia di Ormus
La scienza dell’Arte di Ormus aveva a che fare con una quintessenziale forma di oro, le cui qualità antigravitazionali avevano giocato un
ruolo decisivo nella costruzione da parte dei Cavalieri Templari delle
cattedrali Notre Dame in Francia.
Leggi anche ORMES, La Potenza dell’oro Monoatomico e il segreto dell’arca
Di certo quest”arte aveva trovato applicazione nella manifattura delle meravigliose vetrate delle cattedrali a legatura di stagno, capaci di catturare la luce e restituire una straordinaria luminosità. I primi ad inventare questa tecnica erano stati i filosofi persiani della scuola di Omar Khayyãm, il quale spiegava che il loro metodo per realizzare il vetro incorporava lo Spiritiis Mundi, vale a dire il respiro cosmico dell”universo. Discutendo proprio a proposito dei vetri templari del XVI secolo, l’ermetista Sancelrien Tourangeau conferma che si trattava quasi certamente di un prodotto ottenuto per il tra mite della Pietra Filosofale e, in proposito, scrive:
La nostra Pietra possiede, inoltre, due altre straordinarie qualità.
La prima, in relazione al vetro, al quale è in grado di impartire ogni genere di colorazione interiore, come si può ammirare nelle vetrate della Sainte-Chapelle a Parigi e in quelle delle chiese di Saint-Gatien e Saint-Martin nella città di Toursg.
Per poter applicare l’arte dell’ ORMUS (il bianco “pane” della pietra di
fuoco rivolta verso l’alto, già ottenuto in tempi antichissimi da Mosè e
Salomone) ai Templari occorreva poter disporre di ingenti quantità di
oro, che si procuravano con una certa facilità da quello alluvionale.
Ne avevano trovato nel sito di Bézu, dove il territorio si presentava assai ricco in superficie, per via della presenza di antiche miniere, sfruttate chis-
sà quando, forse agli stessi scopi. Per poterne disporre liberamente, ave-
vano cooptato nell’Ordine il signore del posto, Bertrand di Blanchefoit,
non appena aveva fatto ritorno dalle Crociate e da Gerusalemme, riconoscendogli, come controparte, il titolo di Gran Maestro nel 1153.
L’ alchimista Fulcanelli si riferisce alla trasmutazione dei metalli come
ad una saggezza antica, già contenuta nella leggenda del Vello d’Oro.
Circa un secolo or sono scriveva che «il mito del Vello d”Oro è la storia
in codice, criptata, del lavoro necessario per la sintesi della Pietra Filosofale
il Vello d Oro altro non era, dunque che una grande pergamena in cui erano trascritti i segreti dell’oro e della Pietra Filosofale, una saggezza lasciataci da antichi re come quelli Sumeri, Egizi, Arabi, Caldei ed Assiri»
Ritengo sia quanto mai significativo osservare che quando, circa un da un ventennio la scienza moderna ha ripreso gli studi relativi alla scoperta della Pietra Filosofale,inoltre, i moderni fisici abbiano battezzato questo processo con l’acronimo ORME, che, tradotto, sta per elementi monoatomici con orbita modificata. L’arte Reale è quel procedimento alchemico capace di trasporre il cosiddetto gruppo dei metalli di transizione in una condizione monoatomica, esattamente come da tempo i più grandi pensatori già
avevano immaginato.
Oggi sappiamo che la sostanza straordinaria che ne deriva possiede quelle stesse prodigiose qualità di cui già erano a conoscenza i Terapeuti, gli antichi sacerdoti egizi della corte del faraone Thutmosi, fra cui anche la possibilità di entrare in risonanza col DNA umano al fine di stimolare la produzione ormonale, sincronizzare le funzioni dell’emisfero sinistro e destro del cervello e incrementare la resistenza del sistema immunitario.
Nel 1989, il dottor Hal Puthoff, direttore dell’Istituto di studi avanzati di
Austin, nel Texas, ha pubblicato sulla «Physical Review» un importante
articolo su come portare la gravità al punto zero
Puthoff spiega che quando la materia fisica incomincia a risuonare in un°altra dimensione, al di fuori del nostro ordinario spazio-tempo, perde 4/9 (pari al 44%) del proprio peso.
Questo è esattamente ciò che si è riscontrato nei confronti dell’oro ORME, nel corso di un processo di arco elettrico spettroscopico.
Nelle prime fasi del processo, l’oro monoatomico pesa soltanto il 56% del peso iniziale. Continuando a riscaldare e a raffreddare,progressivamente si instaurano quei processi e si osservano quei fenomeni già ben descritti dagli antichi alchimisti alessandrini.
Più l’oro si raffredda più si fa pesante, tanto che ad un certo punto il suo peso è accresciuto di una forte percentuale rispetto a quello di partenza; al contrario,più si riscalda più diminuisce in peso, fino addirittura ad arrivare a sfidare la gravità e a pesare meno di niente”.
A questo punto il campione di materia scompare del tutto, avendo completato il processo di risonanza extra dimensionale, per entrare in un altro dominio spazio-temporale, anche se il processo è reversibile e la materia può essere “richiamata” nella nostra realtà fisica riprendendo il processo di raffreddamento.
A cura di Uinverso7p