Nell’immaginario collettivo, alimentato dalla spassosa trilogia cinematografica che vede protagonisti due ottimi attori di Hollywood, quali Will Smith e Tommy Lee Jones, i Men in Black sono dei misteriosi personaggi vestiti con abiti neri che si preoccupano di “ripulire” le prove di eventuali contatti alieni e di rivolgersi a coloro che hanno avuto qualche tipo di “incontro ravvicinato” con entità aliene, raccomandandogli di non raccontare a nessuno ciò che hanno visto.
L’origine dei Men in Black può essere fatta risalire ai primi anni ’50, quando un appassionato di UFO di nome Albert Bender fondò una piccola organizzazione, l’International Flying Saucer Bureau (Ufficio internazionale sui dischi volanti), avviando la pubblicazione di una rivista chiamata “Space Review”.
Nel 1953, Bender sostenne di essere stato visitato da “tre uomini che indossavano abiti scuri” che gli avevano intimato di interrompere immediatamente la pubblicazione di informazioni riservate sui dischi volanti.
Circa un decennio più tardi, Bender scrisse un libro di approfondimento sulla sua strana vicenda, ipotizzando che i suoi misteriosi visitatori fossero extraterrestri “mutaforma” preoccupati che l’umanità potesse venire a conoscenza della loro esistenza.
Secondo quanto scrive Bender, i Men in Black non erano soli, ma accompagnati da “tre belle donne vestite in uniformi bianche strette”.
Naturalmente, la storia e la persona di Bender si è scontrata con numerosi detrattori, che lo hanno descritto come un “artista dello spettacolo e del folklore, piuttosto che un giornalista di fatto”.
Secondo quanto afferma James W. Moseley, editore della rivista rivale “Saucer News”, Bender era un burlone e un mistificatore: “Una volta ha anche simulato una lettera del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti nel quale si affermava che il governo era in possesso di prove concrete sull’esistenza di un contatto alieno”.
Sta di fatto, che i Men in Black sono entrati a pieno titolo nella Teoria della Cospirazione, in parte perchè la loro esistenza sembra essere legittimata dalle testimonianze di numerosi testimoni oculari. I Men in Black sono anche entrati nella letteratura e nel cinema grazie a John Keel con il suo romanzo “The Mothman Prophecies” e Ed Solomon, sceneggiatore e ideatore della saga cinematografica dei Men in Black, con protagonisti Smith e Lee Jones.
Ma sono vere le storie sui Men in Black?
Ma può essere plausibile almeno qualcuna di queste storie? Naturalmente, è possibile che possano esistere agenti governativi “vestiti di scuro” che si occupano di inchieste su casi particolari tra cui quelli che riguardano gli UFO e gli “incontri ravvicinati”. Dopo tutto, non bisogna dimenticare che nel 1950 esisteva un programma della Air Force statunitense denominato Project Blue Book, il quale ha indagato sui casi più eclatanti di avvistamenti UFO.
I funzionari del governo americano (tra cui militari, polizia, servizi segreti, ad esempio) sono tristemente noti per i loro modi intimidatori, utilizzati molto spesso per ottenere riservatezza da parte dei testimoni oculari di un qualche evento sul quale sono in corso le indagini.
E’ possibile, che alcune persone, intimidite dai modi burberi di questi agenti, li abbia scambiati per Men in Black? O è possibile che esista seriamente un agenzia governativa che monitora e tenga sotto controllo l’attività aliena sul nostro pianeta?
I Men in Black sembrano essere passati di moda negli ultimi anni, forse perchè sono stati archiviati con successo nella mitologia della Teoria della Cospirazione, convincendo le persone che si tratti sono di racconti di persone spaventate da eventi inspiegabili e dalle minacce di zelanti funzionari governativi che intimano i testimoni oculari al silenzio.
Ciò che mezzo secolo fa sembrava minaccioso e spaventoso (tre uomini vestiti di nero che bussano alla tua porta imponendoti il silenzio), forse oggi fa meno paura e più sorridere. Almeno, questo è quello che vogliono che pensiamo
A cura della redazione Universo7p.it
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