LO SHAMIR, IL LASER DI MOSÈ
Molte opere architettoniche non possono essere state costruite solo con gli utensili dell’epoca e l’Antico Testamento è ricco di riferimenti a “divini attrezzi” da taglio, doni dei “Guardiani del Cielo”
Matest Agrest pubblicò nel 1995 un volumetto dal titolo “L’antico miracoloso meccanismo Shamir”, indicando con tale nome uno strumento usato per tagliare e incidere pietre durissime. Lo Shamir viene descritto nel Talmud (Pesachim 54°) come un “verme tagliente” e nello Zoar (74 a,b) come un “tarlo metallico divisore”. Nel Talmud (Mischna Avot 5/9) si parla di una creatura di origine minerale che gli Ebrei indicano come un “verme”, un “tarlo capace di forare i minerali più duri”. Nella Bibbia, Geremia 17/1, viene descritto come un “diamante”: “il peccato di Giuda è scritto con uno stilo (la penna usata all’epoca per incidere sulle tavolette di cera), e con una punta di diamante”.
Quindi una penna di diamante; particolare importante poiché, come vedremo avanti, si prospetta l’uso di un raggio laser ricavato utilizzando proprio un diamante. Questo “verme di diamante” veniva adoperato per tagliare e forare; considerato un “attrezzo divino” veniva affidato raramente agli umani. Se ne conoscevano diverse grandezze, Salomone ne aveva scoperto uno piccolo come un chicco di grano, tutti conosciuti con il nome di “Shamir”. Come specificato da Agrest, può essere stato descritto come un insetto a causa dell’errata traduzione della parola latina “insectator”: tagliatore. Scambiato quindi con un “tarlo”, dal momento che praticava fori come il noto animaletto.
SPARÌ NEL TEMPIO DISTRUTTO
Leggendo i testi lo studioso realizzò che lo Shamir in pratica possedeva tutte le caratteristiche del laser. Il primo antenato del laser fu ideato da T.H. Maiman solo nel 1960. Chi costruì lo Shamir 3.000 anni fa? Da chi e dove Mosè ne entrò in possesso? Secondo le notizie storiche gli Israeliti si trovavano in Egitto dopo che le piramidi erano già state costruite. Agrest, in seguito agli studi condotti sulla Bibbia e su altri testi antichi, si è convinto che Mosè avesse uno strumento capace di generare raggi laser, andato distrutto insieme al secondo tempio di Gerusalemme. Come infatti testimonierebbe il capitolo 9 del trattato Mishnajot: “(…) quando il tempio fu distrutto, lo Shamir sparì”. Sull’origine non terrestre dello strumento vi sono riferimenti chiari. Nel capitolo 5 del trattato Abot, che fa parte del Talmud babilonese, è scritto che lo Shamir fu creato nei sei giorni della creazione del mondo. Sempre nel Talmud, sotah 486, si dice che Mosè portò lo Shamir nel deserto per costruire l’Efod, il pettorale destinato ad Aaron, come stabilito nel patto col Signore cui si fa riferimento nella Bibbia – Esodo 28,9: “prenderai due pietre di onice (durissime) e inciderai su di esse i nomi degli israeliti, seguendo l’arte dell’intagliatore di pietre per l’incisione di un sigillo”. Occorre precisare che era proibito scrivere e conservare i nomi degli Israeliti con l’inchiostro, nonché usare qualsiasi attrezzo di ferro per eseguire tali lavori. Ecco spuntare quindi lo Shamir: “In un primo tempo i nomi erano stati scritti con l’inchiostro, allora fu mostrato loro lo Shamir e furono incisi sulla pietra al posto di quelli scritti con l’inchiostro”. (Talmud babilonese Sotah 48,b). Mosè per far ciò istruì due tagliatori di pietra, Bezaleel della tribù di Giuda e Ooliab, figlio di Achisamach, della tribù di Dan. La conferma si trova anche nella Bibbia, Esodo 36,2.
USATO SOLO DAGLI SPECIALISTI
L’Efod continuò a esistere per più di mille anni dopo il tempo di Mosè, milioni di Ebrei ebbero modo di vederlo; come videro certamente i Templi di Gerusalemme costruiti senza usare utensili di ferro. “Per la costruzione del tempio si usarono pietre già squadrate altrove, così, durante i lavori, nel tempio non si udì rumore di martelli, scalpelli, picconi o di altri utensili metallici” (Bibbia I° Re 6/7 – Talmud babilonese). Come consigliarono i rabbini, Salomone certamente usò lo Shamir, che ottenne da un “guardiano del cielo”, Ashmedai, al quale si attribuisce il titolo di “principe dei demoni”; indicato dal lessico giudaico, vol. IV, 1982, come Asmodai. Sappiamo anche che l’uso di tale attrezzo non era facile, perché i testi ci raccontano che fu necessario istruire i preposti al suo impiego, come si farebbe oggi nell’esecuzione di un lavoro specializzato. Difatti il Signore dovette trasmettere “saggezza e conoscenza” negli uomini “perché fossero in grado di eseguire i lavori”. È facile dedurre che si trattava di una tecnologia avanzata sconosciuta in quell’epoca. Lo Zoar 74 a,b, ci mette al corrente che lo Shamir fu in grado di spaccare e tagliare ogni cosa, tanto che non fu necessario impiegare altri attrezzi di metallo per eseguire il lavoro.
TRAPANI DIAMANTATI
Tutto questo porterebbe una valida spiegazione ai misteri che circondano le pietre di Tiahuanaco, Puma Punku, Sacsayhuaman, Giza, ecc. Nei miti egiziani il Dio Seth tagliò le rocce ad Abuzir (casa di Osiride) con qualcosa di simile. Intorno al tempio di Sahura, ad Abuzir, vi sono infatti molte pietre di diorite che presentano fori di trivellazione spiegabili solo facendo riferimento a moderni trapani diamantati. A Tula vi sono alcune statue con arnesi chiamati “Xiuhcoatl”, “serpenti di fuoco”, simili a quelli che impugnano gli idoli di Kalasasaya a Tiahuanaco. Si racconta che fossero strumenti che emettevano “raggi infuocati” capaci di perforare corpi umani. “Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul Sinai, gli diede due tavole della Testimonianza, due tavole di pietra, scritte dal dito di Dio”. (Esodo 31,18): lo Shamir? La Bibbia, citando Ooliab, lo indica come appartenente alla tribù di Dan. Dan è anche l’antico nome bretone del gaelico Dana e del gallese Don. Con Llys Don, la corte di Don, si usa indicare la costellazione Cassiopea. Quindi, menzionando la Corte di Don, Dan o Dana, si indica anche la costellazione e il suo maggior pianeta, appunto Dana, dal quale giunsero i Tuatha de Danann, 5.000 anni fa per rimettere ordine sulla Terra, come narrano le saghe irlandesi e celtiche. Il dottor John Kenny, del dipartimento di fisica e astronomia dell’università di Bradley (Peoria, U.S.A.), ha accertato che i Tuatha erano i figli di Anu, Dio sumero, assimilato al pianeta Nettuno, uno dei protagonisti principali dell’Epica della Creazione.