La prima tavoletta sumera e le Dinastie di Nibiru
Prima dei tempi antecedenti ci fu l’inizio, e dopo i tempi antecedenti ci furono i tempi antichi. Nei tempi antichi gli dei scesero sulla Terra e crearono i terrestri.
Nei tempi antecedenti nessun dio era sulla terra e i terrestri non erano ancora stati creati.
Nei tempi antecedenti la dimora degli dei era sul loro pianeta, il cui nome è Nibiru.
Grande pianeta dalla radianza rossastra, Nibiru compie una rivoluzione allungata attorno al Sole.
Per un periodo Nibiru è avvolto dal freddo, per parte della sua rivoluzione è fortemente riscaldato dal Sole. Una densa atmosfera circonda Nibiru, alimentata costantemente da eruzioni vulcaniche.
Quest’atmosfera sostenta ogni forma di vita, senza di essa vi sarebbe solo morte! Nel periodo freddo mantiene il calore di Nibiru intorno al pianeta, come un caldo involucro che viene rinnovato di continuo. Nel periodo caldo protegge Nibiru dai raggi cocenti del Sole. Nel periodo intermedio rilascia e trattiene le piogge, dando origine a laghi e fiumi. La nostra atmosfera nutre e protegge una rigogliosa vegetazione e fa germogliare ogni forma di vita nelle acque e sulla terra.
Dopo eoni di tempo la nostra specie generò un seme eterno dalla nostra essenza per procreare. Man mano che aumentavano di numero, i nostri antenati si sparpagliavano su molte regioni di Nibiru. Alcuni coltivavano la terra, altri conducevano al pascolo creature a quattro zampe. Alcuni vivano sulle montagne, altri costruirono le loro case nelle valli.
Ci fù rivalità, si verificarono usurpazioni; ci furono scontri, i bastoni divennero armi. I clan si riunirono in tribù, poi due grandi nazioni si fronteggiarono. La nazione del nord levò le armi contro la nazione del sud. Ciò che prima veniva tenuto in mano fu trasformato in missili appuntiti, armi di tuono e fulgore aumentarono il terrore. Una guerra lunga e violenta avvolse il pianeta, il fratello si scagliò contro il fratello. Ci furono morte e distruzione sia a nord che a sud. Per molte rivoluzioni orbitali la desolazione regnò nel paese; tutta la vita si era ridotta.
Poi fu dichiarata una tregua e furono condotte le trattative di pace.
“Uniamo le nazioni”, si dissero gli emissari.
“Facciamo in modo che ci sia un trono su Nibiru e un re regni su tutto il pianeta. Che un capo proveniente da nord o da sud sia scelto a sorte per essere il re supremo. Se sarà del nord, che la sua sposa sia una femmina del sud e gli regni accanto come regina sua pari. Se verrà scelto a sorte un maschio del sud, che una femmina del nord sia la sua sposa. Siano marito e moglie, e diventino una sola carne. Che il loro figli primogenito sia il successore, e si formi così una dinastia unificata, in modo da stabilire per sempre l’unità su Nibiru!”.
In mezzo alle rovine si diede inizio alla pace. Nord e sud furono uniti tramite un matrimonio. Il trono reale fu unito in una sola carne, una linea di sovranità ininterrotta fu stabilita.
Fu proclamato il primo re dopo la pace, era un guerriero del nord, un potente comandante. Fu scelto a sorte, in modo sincero e leale, i suoi decreti vennero accettati in concordia. Costruì una splendida città in cui risiedere: Agade, che significa unità, era il suo nome. Per il suo regno gli fu concesso un titolo regale: An, che significa Colui che è celeste. Con rigore stabilì l’ordine nelle terre, decretò leggi e regole. Nominò governatori per ogni terra, il cui compito principale furono la restaurazione e il risanamento. Negli annali reali di lui fu scritto: An unificò le terre e ristabilì la pace su Nibiru. Costruì una nuova città, riparò i canali, procurò cibo al popolo, nelle terre ci fù abbondanza.
Il sud aveva scelto una fanciulla come sua sposa, famosa per le sue doti amorose e guerresche. An.Tu era il suo titolo reale, la comandante che è la sposa di An, questo era il significato del nome che con intelligenza le era stato dato.
Diede ad An tre figli maschi e nessuna femmina. Chiamò il primogenito An.Ki, che significa il solido fondamento di An.
Egli fu posto sul trono da solo, la scelta di una sposa fu rimandata due volte. Durante il suo regno vennero portate delle concubine a palazzo, ma nessuna gli diede un figlio. La dinastia così iniziata fu quindi interrotta dalla morte di An.ki, che non aveva discendenti.
Il figlio di mezzo, pur non essendo il primogenito, fu nominato erede legittimo. Fin da piccolo, uno dei tre fratelli era affettuosamente chiamato Ib dalla madre. Il suo nome significa Colui che sta nel mezzo. Negli annali reali è chiamato An.Ib: celeste nella sovranità; per generazioni il nome significò Colui che è figlio di An. Succedette a suo padre An sul trono di Nibiru e fu il terzo a regnare. Scelse come sposa la figlia di suo fratello minore, che fu chiamata Nin.Ib, la signora di Ib. Nin.Ib diede un figlio maschio ad An.Ib, che fu il successore al trono, il quarto della serie dei re. Desiderò essere conosciuto con il nome reale di An.Shar.Gal, che significa il Principe di An che è il più grande fra i principi. La sua sposa, una sorellastra, fu ugualmente chiamata Ki.Shar.Gal.
Conoscenza e comprensione erano la sua massima ambizione, si dedicò con costanza allo studio delle vie dei cieli.
Studiò la grande rivoluzione orbitale di Nibiru e ne fissò la lunghezza in shar.
La misura corrispondeva a un anno di Nibiru, in base a cui contare e registrare i regni.
Divise lo shar in dieci parti e proclamò due festività.
Quando il pianeta era più vicino al Sole, veniva celebrata la festa del Caldo.
Quando Nibiru si trovava nella sua dimora lontana, veniva decretata la festa del freddo.
In sostituzione di tutte le antiche festività di tribù e nazioni, queste due feste vennero stabilite per unificare il popolo.
Egli stabilì per decreto leggi relative a moglie e marito, figli e figlie. Proclamò per l’intero territorio le usanze delle prime tribù. A causa delle guerre le femmine erano di gran lunga più numerose dei maschi.
Egli stabilì che un maschio potesse conoscere più di una femmina.
Per legge si doveva scegliere una moglie come sposa ufficiale, che veniva chiamata la prima moglie.
Per legge il figlio primogenito era il successore di suo padre.
Ben presto queste leggi generarono confusione: se il primogenito non era figlio della prima moglie, e poi quest’ultima dava alla luce un figlio, che per legge era l’erede legittimo, chi sarebbe stato il successore? Quello nato per primo in base al calcolo degli shar o il figlio della prima moglie? Il figlio primogenito? L’erede legittimo? Chi avrebbe ereditato? Chi sarebbe stato il successore?
Nel regno di Anshargal, Kishargal, una sorellastra del re, fu dichiarata prima moglie. Nel regno di Anshargal, di nuovo le concubine furono portate a palazzo. Le concubine diedero alla luce figli e figlie del re. Il figlio di una concubina fu il primo a venire al mondo; fu il primogenito.
Poi anche Kishargal partorì un figlio maschio, che era l’erede legittimo, ma non era il primogenito. Nel palazzo Kishargal alzò la voce, urlando incollerita: “Se le regole decretano che mio figlio, nato da una prima moglie, debba essere escluso dalla successione, non sia trascurata la legge del doppio seme! Seppur nati da madri diverse, il re e io siamo discendenti dello stesso padre. Io sono la sorellastra del re, il re è il mio fratellastro. Perciò mio foglio possiede il doppio seme di nostro padre Anib! Che d’ora in poi prevalga la legge del seme sulla legge del matrimonio! Che d’ora in avanti il figlio di una sorellastra, in qualsiasi momento sia nato, abbia diritto alla successione prima di tutti gli altri figli”.
Anshargal, dopo attenta valutazione , accolse favorevolmente la legge del seme: in tal modo si sarebbe evitata la confusione fra sposa e concubine, fra matrimonio e divorzio. Nel loro consesso, i consiglieri reali adottarono la legge del seme per la successione. Su ordine del re, gli scribi registrarono il decreto. Così il re successivo fu proclamato in base alla legge del seme.
A lui fu dato il nome An.Shar. Fu il quinto sovrano del trono.
Ora questo è il racconto del regno di Anshar e dei re che gli succedettero.
Quando la legge fu cambiata, gli altri principi furono in disaccordo. Ci furono discussioni, ma non ci fu ribellione.
Anshar scelse come sposa una sorellastra. Fece di lei la prima moglie, e fu chiamata Ki.Shar. Così la dinastia continuò secondo questa legge.
Nel regno di Anshar diminuirono i raccolti dei campi, frutti e cereali divennero meno abbondanti. Di rivoluzione in rivoluzione, avvicinandosi al Sole il calore si faceva più intenso, nella dimora lontana il freddo era più pungente..
Ad Agade, la città del trono, il re convocò i saggi dotati di grande comprensione. Istruiti, sapienti, dotati di grande conoscenza, furono incaricati di investigare. Esaminarono il territorio e il suolo, controllarono i laghi e i fiumi.
“E’ già successo in passato”, risposero alcuni.
“In passato Nibiru è diventato più freddo o più caldo. E’ un destino, racchiuso nella rivoluzione orbitale di Nibiru!”
Altri saggi, osservando la rivoluzione del pianeta, disdegnarono di attribuire la responsabilità al destino di Nibiru.
“Nell’atmosfera si è prodotto uno squarcio”, fu la conclusione a cui giunsero. I vulcani, antenati dell’atmosfera, eruttavano con minore intensità! L’aria di Nibiru si era rarefatta, lo scudo protettivo si era assottigliato! Nel regno di Anshar e Kishar comparvero le pestilenze nei campi, il duro lavoro non riusciva a sconfiggerle.
Poi salì al trono il loro figlio En.Shar, il sesto della dinastia. Il suo nome significava Signore dello shar.
Fin dalla nascita possedeva una grande comprensione, grazie a uno studio intenso acquisì vaste conoscenze. Cercò di porre rimedio alle sventure e studiò approfonditamente la rivoluzione celeste di Nibiru. Nel suo ciclo comprendeva cinque membri della famiglia del Sole, pianeti di abbagliante bellezza. Fece esaminare le loro atmosfere per scoprire come rimediare alle loro sciagure. A ognuno diede un nome, rendendo onore agli avi ancestrali, e li considerò come coppie celesti. I primi due a essere incontrati, i pianeti gemelli, li chiamò An e Antu. Oltre il circuito di Nibiru c’erano Anshar e Kishar, i più grandi per dimensioni. Gaga seguiva il proprio corso fra gli altri come un messaggero, e talvolta era il primo a incontrare Nibiru. Cinque in tutto erano i corpi celesti che salutavano Nibiru mentre ruotava intorno al sole.
Al di là, come un confine, il Bracciale martellato circondava il Sole, come un guardiano della regione proibita del cielo lo proteggeva con devastazione. Altri figli del Sole, quattro di numero, proteggevano il Bracciale dalle intrusioni. Enshar si mise a studiare le atmosfere dei cinque corpi celesti. Furono attentamente esaminati i cinque nel ciclo di Nibiru, nel ripetersi della sua rivoluzione. Tramite osservazioni furono verificate le loro atmosfere e con carri celesti li si esaminò accuratamente. I risultati furono sorprendenti, le scoperte sconcertanti.
Di rivoluzione in rivoluzione, l’atmosfera di Nibiru si squarciava sempre di più.
Nei consigli dei sapienti si discuteva con foga sulle cure; si prendevano in considerazione con urgenza i metodi per fasciare la ferita. Si tentò di creare un nuovo scudo che avvolgesse il pianeta; tutto ciò che veniva innalzato ricadeva a terra. Nei consigli dei sapienti furono studiate le eruzioni dei vulcani. Poichè l’atmosfera era stata creata dalle eruzioni vulcaniche, la sua ferita doveva essere causata dalla loro diminuzione.
“S’inventi qualcosa per incoraggiare nuove eruzioni! Che i vulcani riprendano a eruttare!”, esclamava un gruppo di sapienti.
Ma nessuno sapeva dire al re come realizzare quell’impresa, con quali strumenti ottenere un aumento delle eruzioni.
Nel regni di Enshar lo squarcio nei cieli divenne più grande. Le piogge furono trattenute, i venti soffiarono con più intensità, dalle profondità non scaturirono le sorgenti. C’era una maledizione nelle terre, i seni delle madri erano inariditi. A palazzo regnava l’angoscia, una maledizione se n’era andata impadronita. Enshar aveva preso come prima moglie una sorellastra, rispettando la legge del seme. Nin.Shar era il suo nome, la signora degli shar. Non diede un figlio maschio al re. Il re ebbe un figlio maschio da una concubina, quello fu il suo primogenito. Da Ninshar, prima moglie e sorellastra, non ebbe un figlio maschio.
Per la legge di successione, il figlio della concubina ascese al trono; fu lui il settimo a regnare. Du.Uru era il suo nome reale, che significa Creato nel luogo di residenza. In realtà era stato concepito nella casa delle concubine, non a palazzo. Duuru scelse come sposa una fanciulla che amava fin da quando era giovane; la prima moglie fu scelta per amore, e non in base al seme. Da.Uru era il suo nome reale, che significa Colei che è al mio fianco. A corte imperversava la confusione. I figli non erano eredi, le mogli non erano sorellastre. Nel paese cresceva la sofferenza. I campi avevano dimenticato la loro abbondanza, fra il popolo la fertilità si era ridotta. A palazzo la fertilità era assente, non nascevano nè figli nè figlie. Sette furono i sovrani del seme di An, poi il trono fu privo del suo seme. Dauru trovò un bambino sul cancello del palazzo e lo accolse come figlio. Infine Duuru lo adottò nominandolo erede legittimo; il bambino fu chiamato Lahma, che significa aridità. A palazzo i principi mugugnavano; nell’assemblea dei consiglieri c’erano lamentele.
Infine Lahma ascese al trono. Pur non essendo del seme di An, fu l’ottavo sovrano. Nei consigli dei saggi c’erano due suggerimenti su come sanare lo squarcio. Uno diceva di usare un metallo chiamato oro che su Nibiru era estremamente scarso ma che abbondava nel Bracciale Martellato. Era l’unica sostanza da cui si poteva ottenere una polvere finissima: lanciata in alto nel cielo, rimaneva sospesa. Così, con i riempimenti, avrebbe sanato lo squarcio e migliorato la protezione. Si costruiscano barche celesti, che una flotta celeste procuri l’oro a Nibiru! Si creino Armi del Terrore, fu l’altro suggerimento, armi che scuotano il suolo e frantumino le montagne; con missili per attaccare i vulcani, scuoterli dal loro sonno, incrementare la loro attività, riempire l’atmosfera e far sparire lo squarcio!
Lahma era troppo debole per prendere una decisione, non sapeva quale scelta fare.
Nibiru completò una rivoluzione, continuò a contare due shar. Nei campi la sventura non diminuiva. L’atmosfera non veniva riparata dalle eruzioni vulcaniche. Passò un terzo shar, un quarto ne fu contato. L’oro non fu ottenuto. Nel territorio i conflitti abbondavano, non così l’acqua e il cibo. L’unità era scomparsa, le accuse abbondavano. A corte i sapienti andavano e venivano, i consiglieri si affrettavano dentro e fuori. Il re non prestava attenzione alle loro parole. Cercava consiglio solo presso la sua sposa, il cui nome era Lahama. “Se destino dev’essere, imploriamo il grande Creatore di tutto”, gli disse lei. “E’ dalle invocazioni, e non dalle azioni, che ci viene l’unica speranza!”.
A corte i principi erano in agitazione, accuse venivano rivolte al re: “Insensatamente, senza ragionare, ha prodotto calamità ancora più grandi invece di trovare rimedio!”. Dagli antichi depositi furono recuperate le armi, si parlava molto di ribellione. Un principe nel palazzo reale fu il primo a brandire le armi. Con promesse mobilitò gli altri principi, Alalu era il suo nome.“Che Alalu non sia più re!”, gridava. “Che la decisione prenda il posto dell’esitazione! Venite, attacchiamo il re nella sua dimora, facciamogli abbandonare il trono!”. I principi prestarono ascolto alle sue parole e accorsero al cancello del palazzo. Nella sala del trono, il cui accesso era vietato irruppero come acque impetuose. Il re fuggì sulla torre del palazzo, inseguito da Alalu. Nella torre vi fu un combattimento, Lahma cadde a terra morto. “Lahma non c’è più!” grido Alalu. “Il re non c’è più “, proclamò esultante. Alalu si precipitò nella sala del trono e vi si insediò. Senza diritto e senza che si riunisse il consiglio, si proclamò re. Nel territorio l’unità era perduta, alcuni si rallegrarono per la morte di Lahma, altri provarono tristezza per l’azione di Alalu.
Ora questo è il racconto della sovranità di Alalu e del suo viaggio sulla Terra.
Nel territorio l’unità era andata perduta, molti erano addolorati per la sovranità. Nel palazzo i principi erano agitati, i consiglieri nell’assemblea erano sconvolti. Da An in poi la successione al trono era tramandata di padre in figlio. Perfino Lahma, l’ottavo sovrano, era stato proclamato mediante adozione. Chi era Alalu? Era un erede legittimo? Era un primogenito? Con che diritto aveva usurpato il trono? Non era l’uccisore di un re? Alalu fu convocato davanti ai Sette che giudicano per decidere la sua sorte. Davanti ai Sette, Alalu sciorinò la propria difesa: pur non essendo un erede legittimo nè un figlio primogenito, era comunque di seme reale.
“Da Anshargal discendo”, dichiarò davanti ai giudici.
“Da una concubina gli nacque il mio antenato, il cui nome era Alam. Dal calcolo degli star Alam era il primogenito, il trono spettava a lui. Fu a causa di una cospirazione della regina che i suoi diritti vennero annullati. Dal nulla creò una legge del seme, ottenendo la sovranità per suo figlio. Per discendenza io sono la continuazione delle generazioni di Alam, il seme di Anshargal è in me!”.
I Sette che giudicano prestarono ascolto alle parole di Alalu. All’assemblea dei consiglieri sottoposero la questione, affinchè si accertassero se diceva il vero o il falso. Furono portati gli annali reali dalla Casa degli archivi e vennero letti scrupolosamente. An e Antu furono la prima coppia reale; misero al mondo tre figli maschi e nessuna femmina. Il primogenito era Anki, che morì sul trono senza discendenza. Al suo posto salì al trono il figlio di mezzo, Anib era il suo nome. Anshargal fu il suo primogenito: la legge di successione fu soppiantata dalla legge del seme. Il figlio di una concubina era il primogenito, la legge del seme lo privò della sovranità. La sovranità fu invece concessa al figlio di Kishargal, in virtù del suo essere la sorellastra del re. Negli annali non c’era menzione del figlio della concubina, il primogenito.
“Da lui discendo!”, urlò ai consiglieri Alalu. “Per la legge di successione la sovranità spettava a lui; per la legge di successione ora ho diritto alla sovranità!”.
Con esitazione, i consiglieri di Alalu gli chiesero di giurare di aver detto la verità. Alalu pronunciò il giuramento di vita o morte, il consiglio lo riconobbe come re. Convocarono gli anziani, convocarono i principi, al loro cospetto fu annunciata la decisione. Dal gruppo dei principi se ne fece avanti uno giovane, desiderava pronunciare alcune parole riguardo alla sovranità.
“La successione, dev’essere riconsiderata”, disse all’assemblea.
“Pur non essendo un primogenito e neppure figlio di una regina, discendo da puro seme. In me si è preservata l’essenza di An, non diluita da una concubina!”.
I consiglieri ascoltarono con stupore quelle parole e invitarono il giovane principe ad avvicinarsi. Gli domandarono quale fosse il suo nome.
“Mi chiamo Anu, dal nome del mio antenato An”.
Poi lo interrogarono sui suoi antenati ed egli rammentò loro i tre figli di An: Anki era il primogenito, morto senza aver generato ne un figlio ne una figlia; Anib era il figlio di mezzo che ascese al trono al posto di Anki. Prese in moglie la figlia di suo fratello minore, da loro in poi la successione è registrata negli annali.
Chi era quel fratello minore, figlio di An e Antu, uno del seme più puro? I consiglieri si guardarono stupiti.
“Enuru era il suo nome!”, dichiarà Anu.
“Fu lui il mio grande avo! La sua sposa Ninuru era una sorellastra, suo figlio era un primogenito, il suo nome era Enama. Sua moglie era una sorellastra che gli diede un figlio secondo la legge del seme e quella della successione. Le generazioni di puro lignaggio continuarono perfette in base alla legge del seme. I miei genitori mi chiamarono Anu, dal nome del nostro avo. Fummo privati del trono, ma non del puro seme di An!”.
“Che Anu sia re!”, gridarono molti consiglieri.
“Che Alalu venga deposto!”.
Altri consigliarono cautela: “Si eviti il conflitto, prevalga l’unità!”.
Convocarono Alalu per comunicargli le nuove scoperte. Alalu offrì il suo braccio al principe Anu e gli disse:
“Anche se da rami diversi, discendiamo entrambi dallo stesso antenato. Viviamo in pace e insieme riportiamo Nibiru all’abbondanza! A me resti il trono e a te la successione!”.
Al consiglio rivolse queste parole:
“Che Anu sia il principe della corona, il mio successore! Che suo figlio sposi mia figlia, e la successione sia unita!”.
Anu s’inchinò davanti al consiglio e dichiarò all’assemblea:
“Sarò il coppiere di Alalu, il suo successore in pectore, uno dei miei figli sceglierà come moglie una delle sue figlie”.
Quella fu la decisione del consiglio e venne registrata negli annali reali. In quel modo Alalu rimase sul trono. Convocò i saggi, consultò sapienti e comandanti; acquisì molte conoscenze per poter prendere decisioni. Stabilì di costruire barche celesti per andare in cerca dell’oro nel Bracciale martellato. Le barche si schiantarono contro il Bracciale martellato e nessuna fece ritorno.
“Con armi del terrore siano aperte le viscere di Nibiru, che i vulcani riprendano a eruttare!”, ordinò allora.
Carri volanti furono armati con Armi del terrore, dai cieli i vulcani furono colpiti con missili del terrore. Le montagne ondeggiarono, le valli fremettero quando grandi bagliori esplosero con rombi di tuono. Nel territorio ci fu grand esultanza; sorsero aspettative di abbondanza.
A palazzo, Anu era il coppiere di Alalu. S’inchinava ai suoi piedi, gli porgeva la coppa. Alalu era il re, Anu era trattato come un servo. Nel territorio il giubilo calò le piogge furono trattenute, i venti soffiarono più forte. L’eruzione dei vulcani non aumentò, lo squarcio nell’atmosfera non fu sanato. Nei cieli Nibiru continuò a compiere le sue rivoluzioni, e di volta in volta il caldo e il freddo diventavano sempre più insopportabili.
Il popolo di Nibiru smise di venerare il suo re: invece di sollievo aveva causato sofferenza. Alalu rimase sul trono.
Il forte e saggio Anu, primo fra i principi, stava in piedi davanti a lui. S’inchinava ai suoi piedi, gli porgeva la coppa.
Per nove periodi contati Alalu fu re di Nibiru. Nel nono shar Anu diede battaglia ad Alalu.
Lo sfidò a un combattimento corpo a corpo, entrambi nudi.
“Che il vincitore sia re!”, disse Anu.
Lottarono avvinghiati nella pubblica piazza; gli stipiti tremavano e le pareti vibravano.
Alalu si piegò sulle ginocchia, cadde a terra battendo il petto.
Alalu fu sconfitto nel combattimento, Anu fu acclamato re e fu scortato a palazzo,
Alalu non vi fece ritorno. Fuggì di nascosto dalla folla, temeva di finire come Lahama. All’insaputa degli altri, si diresse rapidamente al luogo dei carri celesti. Alalu salì su un carro lanciamissili e chiuse il portello dietro di se. Entrò nella camera anteriore e prese posto sul sedile del comandante. Azionò “ciò che mostra il cammino”, riempiendo la camera con la sua aura bluastra. Attivò le pietre di fuoco, il cui ronzio era incantevole come una musica. Accese il grande propulsore del carro, che proiettò un bagliore rossastro.
All’insaputa di tutti Alalu fuggì da Nibiru nella barca celeste. Diresse la sua rotta verso la terra imbiancata dalla neve; scelse la sua destinazione a causa di un segreto risalente agli inizi.
Nei prossimi articoli, parleremo delle altre tavolette e del suo contenuto.
A cura della redazione universo7p.it
La genealogia presentata in questo articolo è stata inventata di sana pianta da Zecharia Sitchin.