Schiaparelli dovrebbe essere atterrato. Secondo l’orario previsto, ha probabilmente spento i suoi razzi e toccato il suolo marziano” fa sapere l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), che a marzo ha lanciato la sonda per esplorare il pianeta rosso.
Come sia andata, però, ci è ancora ignoto. Ci vorrà infatti tempo prima che la “voce” di Schiaparelli arrivi sulla Terra. I primi segnali sono attesi fra le 18 e 30 e le 19. Per ora sappiamo solo che la sonda ha riacceso correttamente le sue “antenne” intorno alle 16 di oggi. Un debole sospiro è stato captato dal radiotelescopio Gmrt (Giant Metrewave Radio Telescope) che si trova in India, a Pune.
Le prime informazioni fresche dopo l'”ammartaggio” sono state trasmesse da Schiaparelli a un’altra sonda dell’Esa in orbita attorno a Marte dal 2003, Mars Express. Gli scienziati si sono appena collegati con lei e vedono che i dati stanno affluendo nei computer, ma ci vorrà almeno mezz’ora per analizzare le informazioni.
Quello che (forse) Schiaparelli ha completato è un tuffo infernale nell’atmosfera del pianeta rosso, profondo 121 chilometri. In sei minuti ha rallentato da 21mila chilometri all’ora a zero, per poggiarsi dolcemente sulla polvere marziana senza danneggiare i suoi strumenti, studiati per mappare il suolo e trovare eventuali tracce di vita. Lungo la discesa, ha accumulato immagini e dati importantissimi in vista di una futura missione umana su Marte. Ma per gli scienziati (e per noi che osserviamo), l'”atterraggio” di Schiaparelli è soprattutto una prova generale in vista del primo, futuristico, viaggio con astronauti a bordo.
Ad ascoltare la voce di Schiaparelli è la sala di controllo dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) a Darmstadt, madre di questa missione ExoMars che vedrà una seconda tappa, ancora più complessa, nel 2020. Allora ad atterrare sul pianeta sarà un rover, una piccolo robot con le ruote dotato di un trapano (realizzato interamente in Italia) per prelevare campioni di suolo a piccole profondità. Una delle ipotesi è infatti che la vita su Marte si sia rifugiata sottoterra per difendersi dalle terribili radiazioni spaziali.
L’ingresso di Schiaparelli nell’atmosfera è avvenuto alle 16:42 italiane, e quelli che l’Agenzia spaziale italiana (Asi) ha ribattezzato i “sei minuti di terrore” sono dunque terminati alle 16:48. A ricevere il primo segnale potrebbe essere ancora una volta il radiotelescopio indiano. La suspense non è una messinscena, in questa missione. Gli atterraggi su Marte hanno una percentuale di successo piuttosto bassa. Nel 2003 l’Esa provò a portare sul pianeta rosso la sonda Beagle 2, ma il “tuffo” fallì, i pannelli solari non si dispiegarono correttamente e Beagle non riuscì mai a comunicare con la Terra. Anche se Schiaparelli non li incontrerà direttamente, ad aspettarlo sul suolo alieno troverà i due rover della Nasa Opportunity e Curiosity.
Schiaparelli è decollato per Marte a metà marzo insieme alla sonda “madre” Trace Gas Orbiter (Tgo), che resterà in orbita attorno al pianeta per studiare la composizione dell’atmosfera. Suo obiettivo in particolare sarà trovare tracce di metano, eventualmente prodotto da processi legati alla vita. Tracce di questo gas sono state trovate dal robot con le ruote della Nasa Curiosity nel 2014, anche se potrebbero avere origine geologica anziché biologica. Schiaparelli si è staccato da Tgo il 16 ottobre per avvicinarsi lentamente all’atmosfera marziana. Da allora è rimasto in silenzio per risparmiare energia. Oggi, 19 ottobre, ha riacceso gli strumenti (inviando il primo debole segnale captato in India) ed è precipitato nell’atmosfera.
Ammettendo che tutto sia andato secondo le previsioni, per un minuto e 21 secondi lo scudo termico ha protetto Schiaparelli dal calore dell’attrito con l’aria. Dopo 3 minuti e 21 secondi si è aperto il paracadute, che lo ha fatto frenare da 19mila a 1.700 chilometri all’ora. A 37 secondi dall’atterraggio il paracadute e lo scudo termico sono stati sganciati, a 1,2 chilometri di altezza e 240 chilometri all’ora. A quel punto si sono accesi i nove retrorazzi che permettono di ridurre ancora la velocità e calibrare l’atterraggio. A due metri di altezza e quattro chilometri all’ora i razzi si sono spenti e Schiaparelli è semplicemente precipitato al suolo per un secondo.
“Sono davvero emozionato. Sto sulle spine” ha detto il presidente dell’Asi, l’astrofisico Roberto Battiston, durante l’attesa del primo segnale. “E’ come lanciare un sasso da Terra e riuscire dopo un viaggio di milioni di chilometri a colpire il punto esatto con la giusta inclinazione. Si tratta di un margine molto stretto che però avrà molta importanza per l’esito finale della missione. Solo se Schiaparelli entrerà con la giusta angolazione nell’atmosfera marziana riuscirà ad ammartare indenne”.
A ExoMars, insieme all’Esa, collabora l’agenzia spaziale russa Roscosmos. L’Asi, l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e l’industria italiana – in particolare Thales Alenia Space Italia – hanno realizzato alcuni dei principali strumenti di Schiaparelli. Il nome del lander viene da Giovanni Schiaparelli, l’astronomo italiano che alla fine dell’800 pensò di vedere con il suo telescopio puntato su Marte canali artificiali costruiti da un’efficientissima popolazione aliena. Fu lui a inaugurare il mito dei marziani. Dalla sonda sua omonima si attende – forse – una conferma.