Di Alessandro Martorana
Uno psicologo, una biologa, un matematico ed un astrofisico vengono inviati nelle profondità degli oceani per entrare dentro quella che viene ritenuta essere un’astronave aliena. Non si tratta ovviamente di un fatto di cronaca, ma della trama di “Sfera”, un film del 1998 diretto da Barry Levinson. Lo psicologo, interpretato da Dustin Hoffman, è stato scelto in quanto autore di un dettagliato rapporto su quella che avrebbe dovuto essere la metodologia da seguire per il primo approccio con una forma di vita extraterrestre.

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“Occupandosi di un campo che è stato dominato da astronomi, fisici, ingegneri ed informatici, gli autori pongono delle domande che potrebbero essere state trascurate dagli scienziati, riguardanti la facilità di stabilire una comunicazione dotata di significato con un’intelligenza extraterrestre“, affermano dalla NASA. “Questi studiosi affrontano alcune delle enormi sfide che l’umanità si troverebbe davanti se un segnale ricco di informazioni proveniente da un altro mondo venisse rilevato”.
La difficoltà principale che potremmo trovare nel cercare di comunicare con forme di vita extraterrestri sarebbe simile a quella incontrata nel decifrare i geroglifici, prima che la scoperta della Stele di Rosetta (una lastra di granodiorite che nel XIX secolo offrì una chiave decisiva per poter procedere alla comprensione dei geroglifici), come illustrato a Motherboard da uno degli autori dell’e-book della NASA.
“Per duemila anni abbiamo considerato i geroglifici come un linguaggio esotico e astratto, con un qualche significato superiore”, ha spiegato a Motherboard Douglas Vakoch, responsabile della composizione dei messaggi interstellari del SETI Institute (Search for Extra-Terrestrial Intelligence). “Ma questo non è ciò che sono. Sono come gli altri linguaggi, ed abbiamo soltanto dovuto liberarci da un assunto che ci teneva bloccati”.
C’è però da considerare il fatto che, a differenza di quanto avvenuto con la Stele di Rosetta, che è stata decifrata in quanto provvista di una “traduzione” in demotico e greco, in questo caso non avremmo un altro testo scritto in una lingua a noi nota. O forse sì: basta superare il concetto comune di “lingua”.
“Dobbiamo pensare: abbiamo qualcosa di simile alla Stele? Si può pensare a cose come la matematica e la scienza. Se si è in grado di costruire un radio-telescopio, allora si conosce un po’ di matematica di base, ed è una cosa che potrebbe essere considerata una potenziale Stele di Rosetta”, ha spiegato Vakoch.