Yahweh aveva una Moglie?
Tre miliardi di persone guardano al loro Dio trascendente, creatore dell’Universo, onnipotente e metafisico ricercando in esso quei precetti di una spiritualità destinata alla salvezza della loro anima e del loro spirito, adeguandosi ai dogmi e agli insegnamenti delle grandi religioni monoteistiche mondiali. Questi sono cristiani, musulmani ed ebrei e il loro Dio è Yahweh.
Ciò che questi tre miliardi di individui non sanno è che il loro dio trascendente e metafisico… aveva dei genitori… e sposò sua madre. Qualcosa questo che non coincide con l’idea di un dio appartenente alla sfera spirituale metafisica.
Vediamo nell’articolo alcune tesi a confronto e alcune delle prove che hanno permesso a importanti ricercatori indipendenti e archeologi di giungere a conclusioni, che da sole, hanno il potenziale di demolire le certezze su cui si fonda il lato spirituale del “Grande Inganno” del Sistema ordito ai danni dell’Umanità
Yahweh è una divinità antica e potente, l’origine di tutto, oltre che il fulcro delle tre grandi religioni abramitiche. Chiamatelo pure Yahweh, Dio o Allah, ma è con il primo nome che era noto secoli e secoli prima che il Cristianesimo e l’ Islam diventassero ciò che sono ora.

Grazie al mirabile lavoro di ricerca di Alessio e Alessandro De Angelis si dimostra attraverso la paleografia e l’etimologia come Yahweh, il dio della bibbia, non sia nient’altro che una evoluzione degli antichi dei sumeri Enki ed Enlil. Una ricerca che porterà all’aberrante conclusione che il Dio delle grandi religioni monoteistiche avesse un padre e una madre; madre che poi prenderà come sposa. Riportiamo in sintesi le ricerche esposte dal prof. De Angelis e descritte nel libro “Oltre la mente di Dio”.
Nei testi sumeri di circa 6000 anni fa si parla del dio EN.LIL, che aveva l’epiteto di ILU.KUR.GAL, ovvero “Signore della grande montagna”; egli aveva tre figli, uno dei quali si chiamava ISH.KUR o “Signore della montagna”, difatti il glifo KUR in sumero significa “montagna” mentre ISH è un gioco di parole che deriva dall’unire l’accadico ISHA (signore) con la desinenza cananea ISH (montagna), glifo che viene tradotto in accadico con SHADDU, e che si evolverà in ebraico in El Shaddai, dove El vuol dire “Signore”, mentre Shaddai significa “montagna”.

Questo è l’epiteto con cui Dio si presenterà per la prima nell’Antico Testamento, quando in Genesi 17: 1,2 disse ad Abramo: «Io sono El Shaddai, cammina alla mia presenza e sii perfetto».
Ishkur prenderà il nome di Hadad in accadico, mentre per i cananei diventerà Baal Hadad. Gli Assiri cercarono di concretizzare il primo tentativo di monoteismo sul dio semitico Baal, tuttavia resosi conto che questo dio non era idoneo ad assurgere a tale funzione a causa della sua tradizione secolare, nonché dell’importanza che la sua figura ricopriva nel Pantheon cananeo, capirono che sarebbe stato arduo far traslitterare su di esso le caratteristiche di altre maggiori divinità.
Il tentativo riuscì invece in terra egiziana, grazie al ruolo del faraone Akenaton che i De Angelis identificano proprio con il Mosè biblico ridisegnando in un colpo solo uno dei principali capitoli della storia ebraica e non solo ebraica.
Ma mentre il lavoro dei De Angelis è più orientato a rappresentare le divinità come semplici invenzioni del potere costruite ad arte per coercizzare l’umanità attraverso il terrore, il peccato, la colpa e giustificare il potere di quei sovrani e di quelle caste sacerdotali che 6000 anni fa si sostituirono alle “anarchiche” società gilaniche e al culto della dea madre grazie alla forza militare, il Progetto Atlanticus tende invece a identificare in queste divinità i sovrani superstiti di un lontano tempo antidiluviano e i miti le loro vicende, forse in taluni casi romanzate e certamente mitizzate dagli uomini delle prime civiltà post-diluviane.
Non invenzioni concepite dalla mente umana, ma esseri in carne ed ossa ricordati nella Bibbia con il nome di Elohim e nei miti sumeri con il nome di Anunnaki.
Egli era solito rimarcare la pretesa che il suo popolo non avesse altri signorotti all’infuori di lui. Questo lo faceva sempre. Poi passa ad affermare che i suoi soldati accampati non devono rubare, non devono uccidere i propri commilitoni, non devono desiderare la moglie del camerata della tenda a fianco e non devono commettere atti impuri. Yahwèh non voleva caos e pretendeva un esercito ben disciplinato, che non si azzuffasse per il furto d’oggetti del bottino di guerra o a causa dei bollenti spiriti dei soldati celibi.
Quanto agli atti impuri, Yahwèh dice chiaramente che siccome di tanto in tanto avrebbe passato in rassegna le truppe, non voleva mettere i piedi sugli escrementi dei soldati e per questo dice che nell’equipaggiamento di ogni combattente non deve mancare un piolo di legno, con cui scavare una buca lontano dall’accampamento per seppellirli.
Che Yahwèh visitasse regolarmente gli accampamenti degli israeliti durante le guerre di Giosuè e si premurasse di trovare pulito il terreno è un altro esempio del fatto che il Dio del Vecchio Testamento era dotato di corporeità e simile a noi umani. L’averlo reso eterno, invisibile e onnipotente è stata una scelta obbligata per coloro che ci videro un business, nonché lo strumento per detenere il potere sulle folle.
La schizzinosità dell’Elohìm della Bibbia circa il terreno privo di sporcizia, fa il paio con la sua richiesta che i sacerdoti fossero esenti da malformazioni. E ne fa un elenco preciso. Non potevano entrare a far parte dei Leviti i gobbi, i ciechi, gli scabbiosi, i deformi di mano o piede e i nani. I lebbrosi, infine, dovevano essere tenuti lontanissimi dall’accampamento e questa era una misura profilattica valida anche per la popolazione civile. Un contagio di lebbra avrebbe reso inservibile le truppe che il “Dio degli eserciti” stava arruolando sotto il comando di Mosè prima, e di Giosuè poi.
Nel corso dei millenni, Yahweh ha oscurato un’altra divinità che nei tempi antichi veniva messa alla pari del Creatore: Asherah, una divinità femminile della fertilità che godeva delle stesse attenzioni da parte dei suoi adoratori.
Francesca Stavrakopoulou, ricercatrice del dipartimento di Teologia e Religione all’università di Exeter, ha indagato la connessione tra Yahweh e Asherah, cercando di svelare i motivi per cui la divinità femminile sia scomparsa quasi completamente dalla narrazione biblica.
“Forse lo conoscete come Yahweh, Allah o Dio. Ma su un solo punto concordano ebrei, musulmani e cristiani, i popoli delle tre grandi religioni abramitiche: c’è un solo Dio” dice Stavrakopoulou. “E’ una figura solitaria, unica, creatore universale, non un Dio tra tanti…o forse è quello che ci piace credere. Dopo anni di ricerca specializzata nella storia e nella religione di Israele, sono giunta alla conclusione, che alcuni potrebbero giudicare scomoda, che Dio avesse una moglie”.
Stavrakopoulou basa la sua teoria su testi antichi, amuleti e statuette scoperte prevalentemente nella città costiera di Ugarit, elementi che mostrerebbero che il culto di Asherah sia stato parecchio diffuso tra le popolazioni israelite del tempo.
La teoria di una divinità femminile adorata parallelamente a Yahweh non è nuova: già nel 1967 Raphael Patai, orientalista e antropologo propose l’idea di un “doppio culto” di Yahweh e Asherah. Patai, ricercatore di fama internazionale che lavorò per le Nazioni Unite come direttore di progetti di ricerca antropologica in Siria, Libano e Giordania, Asherah sarebbe stata la “regina dei cieli”, come viene chiamata nel Libro di Geremia.
L’ipotesi che Dio potesse avere una moglie fu avanzata in passato da Patai e da altri ricercatori sulla base di un’iscrizione risalente all’ VIII° secolo a.C., e di riferimenti all’interno della Bibbia stessa. “L’iscrizione era una richiesta di benedizione” dice Stavrakopoulou. “L’iscrizione chiede una benedizione da ‘Yahweh e Asherah’. Era la prova che presentava Yahweh e Asherah come una coppia divina.
E’ stato datato all’VIII sec. a.C questo frammento ceramico recante sopra la rappresentazione di tre figure e un’iscrizione di richiesta di benedizione. Negli anni sessanta, durante uno scavo in una località remota del Sinai, denominata Kuntillet ‘Ajrud, è stata ritrovata una parete di anfora rotta che, con ogni probabilità, fu riutilizzata da un mercante o da un semplice viaggiatore come “foglio” su cui scrivere una richiesta di protezione,durante il suo tragitto, alle divinità.

Questo frammento, fortunatamente fotografato e documentato e di cui si è riuscito a realizzare una copia, è stranamente scomparso! Cosa c’era di tanto sconvolgente su questo manufatto riutilizzato?
Una richiesta di protezione durante il viaggio rivolta a Yahweh (il Dio della Bibbia) e alla sua paredra Asherah e due delle tre figure erano queste due divinità.
Qui si apre un mondo di discussioni, e ognuno potrebbe utilizzare tale frammento o copia a suffragare le proprie convinzioni, unica nota stonata è: come mai tale frammento e scomparso e l’archeologo di Tel Aviv è visto come un “simpatico vecchietto dalle idee un po’ balzane ”.
La sparizione, da, ovviamente, adito a dei sospetti. Inoltre solo ora è stata ritrovata una manciata di altre iscrizioni, e tutte ci aiutano a rafforzare l’idea che il Dio della Bibbia avesse una moglie e che quindi le idee dell’archeologo di Tel Aviv non fossero così ‘balzane’.
La stessa Bibbia sembrerebbe confermare il culto di Ashera nel Libro dei Re, in cui si cita una statua di Asherah nel Tempio di Yahweh a Gerusalemme. A questa statua venivano offerti oggetti di tessuto prodotti dal personale femminile del Tempio. Il testo usa anche il termine “asherah” in due sensi, per riferirsi ad un oggetto religioso, o per definire il nome della divinità. “Molte traduzioni in inglese preferiscono tradurre ‘Asherah’ con ‘Albero Consacrato'” dice Wright. “Questo sembra essere parzialmente dovuto ad un desiderio moderno, ispirato chiaramente dalla narrativa biblica, di nascondere Asherah dietro ad un velo ancora una volta”.
“Asherah non è stata completamente cancellata dalla Bibbia dai suoi editori maschili” dice J. Edward Wright, presidente del The Arizona Center for Judaic Studies e del The Albright Institute for Archaeological Research. “Alcune sue tracce rimangono, e basandosi su queste tracce, sulle prove archeologiche e sui riferimenti a questa dea nei testi provenienti dai territori confinanti con Israele e il Regno di Giuda, possiamo ricostruire il suo ruolo nelle religioni del Levante meridionale”.
Asherah non è una divinità che appartiene alle sole religioni abramitiche: nota anche come Ishtar e Astarte, era una divinità potente e celebrata in molte culture, dai Fenici ai Babilonesi, e le cui origini risalirebbero a ben oltre un millennio prima di Cristo. Le sue tracce si possono trovare in testi ugaritici risalenti a un periodo precedente al 1200 a.C., testi che la definiscono con il suo nome completo “Colei che cammina sul mare”. Ricorda qualcosa, non vi pare?
“I riferimenti alla dea Asherah nel Vecchio Testamento sono rari, e sono stati pesantemente modificati dagli antichi autori che hanno messo raccolto i testi sacri” aggiunge Aaron Brody, direttore del Bade Museum e professore associato alla Pacific School of Religion.
Brody è convinto del fatto che gli antichi israeliti fossero politeisti, “con solo una piccola minoranza che venerava solo Yahweh prima degli eventi storici del 586 a.C.”. Anno in cui venne distrutto il Tempio di Gerusalemme, cosa che secondo Brody “portò ad una visione più universale del monoteismo: un solo dio non solo per il Regno di Giuda, ma anche per le altre nazioni d’Israele”. Nella rivisitazione del pantheon ugaritico cananeo lo stesso Brody riconosce la figura di Asherah, la moglie di El, come particolarmente affascinante. Una figura che i redattori e i traduttori dell’Antico Testamento hanno lentamente fatto scomparire nonostante le numerose statuine della dèa ritrovate e risalenti al Regno di Israele e a quello di Giuda a testimonianza, proprio, della popolarità di Asherah tra gli israeliti con il loro presunto monoteismo.
El (#1488;#1500;, #1488;#1500;#1492;#1497;#1501;) è uno dei tanti nomi di Dio nell’Antico Testamento. Gli autori si riferiscono a lui sia con El che con Yahweh (#1497;#1492;#1493;#1492;, oppure #1488;#1491;#1504;#1497;). Pur di non citare Asherah (#1488;#1513;#1512;#1492;) nelle traduzioni, ovvero per nascondere la moglie della maggiore divinità israelita del nascente monoteismo, i traduttori si sono arrampicati sugli specchi.
Nella Bibbia ci sono circa 40 citazione del sostantivo Asherah (‘SHRH, #1488;#1513;#1512;#1492;). Ma sono state mascherate.
In breve, l’invenzione del monotesimo ebraico dalle divinità cananee ha portato con sé anche Asherah: la consorte di El. La moglie di Yahweh. La sposa del Dio di ebrei e cristiani. Forse l’unica persona in grado di frenare la sete di dominio del figlio (nonché marito).
Una sete di dominio che trae origine dal rifiuto da parte del Gran Consiglio degli Anunnaki, presieduto dal padre Enlil e dallo zio Enki, di assegnare all’Elohim Yahweh terra e popolo alcuno a differenza degli altri suoi ‘colleghi’. Fu così che Yahweh decise di prendersi tutto con la forza prendendo una tribù qualsiasi della città di Ur, quella di Abramo.
Dalla Bibbia sappiamo a un certo punto che “…Abramo uscì dalla città di UR dei Caldei…” per raggiungere la terra promessa, la terra di Canaan, su indicazione diretta di Dio/Yahweh. Possiamo collocare temporalmente nel XVIII sec. a.C. la partenza della tribù di Abramo verso Canaan, ovvero 3800 anni fa, esattamente alla fine dell’azione Kurgan nel continente europeo a dissoluzione delle società gilaniche preistoriche di matrice Enkilita.
Ma da ciò che narra la Bibbia possiamo osservare come il tragitto di Abramo compia una sosta nella città di Harran. Ed è in realtà proprio ad Harran che Abramo riceve da Dio la “missione” di scendere verso la terra promessa.
Al lettore interesserà sapere che il luogo in cui Yahweh scelse Abramo per questa audace missione è lo stesso luogo dove Marduk fece la sua comparsa dopo un’assenza di mille anni e fu più tardi il luogo in cui una serie di eventi incredibili cominciarono a susseguirsi. Questi furono avvenimenti di portata profetica, che influenzarono sia le questioni umane sia quelle divine.
Gli eventi chiave, raccolte per i posteri da testimoni oculari, cominciarono e finirono con l’adempimento delle profezie bibliche riguardanti l’Egitto, l’Assiria e Babilonia; e includevano la partenza di un dio dal suo tempio e dalla sua città, la sua ascesa ai cieli, e il suo ritorno dai cieli mezzo secolo più tardi.
E, per una ragione forse più metafisica che geografica o geopolitica, molti degli eventi cruciali degli ultimi millenni del conto cominciato quando gli déi, riuniti in consiglio, decisero di assegnare all’Umanità la civiltà, ebbero luogo ad Harran o nei suoi pressi. I dettagli di una tavoletta che facevano parte di una corrispondenza reale di Assurbanipal, il figlio successore di Assaraddon, si evince l’intenzione che Asarrandon meditava di attaccare l’Egitto, dirigendosi a nord invece che a ovest alla ricerca del tempio in legno di cedro di Harran. Lì vide il dio Sin appoggiato a un bastone, con in testa due corone. Il dio Nasku gli stava difronte. Il padre di sua maestà il mio re entrò nel tempio.
Il dio gli pose una corona sulla testa, e disse: “Viaggerai verso le nazioni, e ne sarai il conquistatore!” Egli partì e conquistò l’Egitto. Scopriamo inoltre che nella lista degli Dèi sumeri, Nasku era un membro dell’entourage di Sin.
Era questa la procedura di assegnazione di una nazione e di un popolo all’Elohim, un’esperienza negata al nostro Yahweh. Ed è qui che mi piace immaginare la moglie di Yahweh nel tentativo disperato e inano di calmare l’ira del figlio/marito e di distoglierlo dalla decisione di conquista e dominio sull’uomo in disprezzo alle decisioni del Gran Consiglio.
Qualcosa che gli gnostici avevano già forse intuito.
Abbiamo detto più sopra come Asherah nel libro di Geremia venisse definita “Regina dei cieli” esattamente come si presentò l’entità riconosciuta universalmente come la Madonna di Fatima. Bene, a partire da questa premessa, siamo certi che l’entità apparsa fosse davvero la madre di Gesù Cristo?
Ella ha parlato di un figlio, adirato nei confronti degli uomini per i loro comportamenti… sembrerebbe essere Enlil, oppure Enki, deluso dal mancato raggiungimento del suo progetto di sviluppo della civiltà umana, iniziato subito dopo il Diluvio.
La Madonna di Fatima potrebbe allora essere stata Ishtar? Inanna? O addiritura Nammu, che nei miti sumeri si rivolge al figlio Enki dicendo:
«… O figlio mio, svegliati dal mio letto, dal mio sonno, fai ciò che è saggio, modella i servi per gli Dei, affinché possano produrne il loro pane…»
O ancora potrebbe essere la nostra Asherah, moglie e madre di Yahweh, un Elohim adirato da migliaia di anni per un torto subito decine di migliaia di anni fa, subito dopo il Diluvio. Un errore di valutazione da parte di Enki ed Enlil che costò la vita a più di 35 milioni di persone, uomini, donne, bambini uccise durante le guerre di Yahweh. Tante sono le vittime dei genocidi perpetrati direttamente dal “dio” adorato da tre miliardi di persone…
Di Paolo Brega
VIAREGGIO 12/12/2019 ,COMPLIMENTI PER I VOSTRI ARTICOLI . MOLTO INTERESSANTI, PERCHE’ PROPONGONO IPOTESI STORICHE MOLTO PROBABILI, BASATE SUI TESTI RITROVATI.BRUNO