Il dominio sulla Terra degli Enkiti
Alla fine Enlil e i suoi discendenti arrivarono a controllare tutta l’area montuosa tra il sud-est (Elam, affidato a Inanna/Ishtar) e il nord-ovest (i Monti del Tauro e l’Asia Minore, attribuiti a Ishkur/Adad), mentre gli altipiani posti in mezzo furono affidati a Ninurta (quelli a sud) e a Nannar/Sin (quelli a nord).
Enlil tenne per sé la posizione centrale, quella prospiciente l’antico E.DIN; il Luogo dell’Atterraggio sulla Montagna dei Cedri fu posto sotto il comando di Utu/Shamash.
Dove potevano andare, dunque, Enki e la sua squadra?
Anche solo sorvolando l’Africa, Enki si accorse subito che l’Abzu – cioè la parte meridionale del continente – non poteva dare molto. Come in Mesopotamia, infatti, anche in Africa l’agricoltura, per poter prosperare e generare «abbondanza», aveva bisogno dell’acqua dei fiumi; egli decise dunque di impegnarsi nel recupero della valle del Nilo, e in vista di questo obiettivo mise a frutto tutte le conoscenze di cui disponeva.
Gli Egizi credevano che i loro grandi dèi fossero arrivati in Egitto da Ur (che significa “il luogo antico”). Secondo la testimonianza di Manetone, il regno di Ptah sulle terre del Nilo cominciò 17.900 anni prima di Menes, e cioè attorno al 21000 a.C. Novemila anni dopo Ptah lasciò il dominio sull’Egitto a suo figlio Ra; ma il regno di quest’ultimo fu interrotto bruscamente dopo soli 1.000 anni, cioè verso l’11000 a.C; fu allora, secondo la nostra ricostruzione, che avvenne il Diluvio.
Poi, secondo gli Egizi, Ptah ritornò in Egitto per intraprendere grandiose opere di bonifica, che ebbero il risultato di sollevare, letteralmente, la regione dallo strato di acque e fango che era rimasto dopo il Diluvio. Analogamente, alcuni testi sumerici attestano che Enki andò nelle terre di Meluhha (Etiopia/Nubia) e Magan (Egitto) al fine di renderle abitabili per uomini e animali:
Egli avanza verso la terra Meluhha;
Enki, signore dell’Abzu, decreta il fato di quella terra:
nera terra, possano i tuoi alberi essere grandi,
grandi come quelli delle montagne.
Possano i troni riempire i tuoi palazzi reali.
Possano i tuoi canneti essere grandi,
grandi come i canneti delle zone montuose …
Possano i tuoi buoi essere grandi,
grandi come quelli delle montagne …
Possa l’argento essere come oro,
e il tuo rame come stagno e bronzo …
Possa il tuo popolo moltiplicarsi
e il tuo eroe andare avanti come un toro …
Queste testimonianze sumeriche, legando Enki alle regioni della valle del Nilo, assumono un doppio significato: da un lato rafforzano i racconti egizi con una fonte mesopotamica, dall’altro collegano gli dèi sumerici – specie quelli del gruppo di Enki -con gli dèi d’Egitto; Ptah, infatti, altri non era che Enki.
Una volta reso di nuovo abitabile il continente africano, Enki ne divise l’estensione tra i suoi sei figli.
La porzione più meridionale venne restituita a NER.GAL (“Grande Osservatore”) e alla sua sposa Ereshkigal. Un po’ più a nord, nella regione delle miniere, si sistemò GIBIL (“quello del fuoco”), il quale aveva appreso da suo padre l’arte di lavorare i metalli. A NIN.A.GAL (“Principe delle grandi acque”) fu data, come indica il suo stesso nome, la regione dei grandi laghi e delle sorgenti del Nilo. Ancora più a nord, nella verde piana del Sudan, si trovava il regno del figlio minore, DUMU.ZI (“figlio che è vita”), il cui soprannome era “il mandriano”.
Sull’identità di un altro dei figli non vi è accordo tra gli studiosi. Nessun dubbio, invece, sul sesto figlio, che era poi il primogenito ed erede legittimo: era MAR.DUK (“figlio della pura dimora”).
Poiché tra i suoi cinquanta epiteti vi era anche ASAR, che sembrava molto simile all’egiziano As-sar (“Osiride” in greco) alcuni studiosi sono giunti alla conclusione che Marduk e Osiride fossero la stessa persona. Questi epiteti, tuttavia (al pari di altri, come “potentissimo”, “maestoso”) erano attribuiti a diverse divinità: Asar, in particolare, significava “onnivedente” ed era anche il nome-epiteto del dio assiro Ashur. In effetti, le analogie maggiori sono tra il babilonese Marduk e il dio egizio Ra: il primo era figlio di Enki, il secondo di Ptah, e i due – Enki e Ptah – erano a nostro avviso la stessa persona, mentre Osiride era il pronipote di Ra e perciò apparteneva a una generazione molto posteriore a quella di Ra o Marduk.
Se scorriamo le fonti sumeriche, inoltre, troviamo sparse qua e là numerose testimonianze in grado di confermare la nostra convinzione che il dio chiamato Ra in Egitto e Marduk in Mesopotamia fosse in realtà la medesima divinità. In un inno auto-celebrativo a Marduk, per esempio (tavola Ashur/4125), leggiamo che uno degli epiteti del dio era «il dio IM.KUR.GAR RA» – “Ra che abita al di là della terra delle montagne”.
Sembra addirittura che i Sumeri sapessero che in Egitto quel dio veniva chiamato Ra. Alcuni uomini incorporavano nel loro nome il nome divino RA, e in alcune tavolette risalenti all’epoca della Terza Dinastia di Ur viene citato “Dingir Ra” e il suo tempio E.Dingir.Ra. In seguito, caduta quella dinastia, quando Marduk ottenne la supremazia sulla sua città preferita, Babilonia, il suo nome sumerico KA.DINGIR (“porta degli dèi”) fu modificato in KA.DINGIR.RA (“porta degli dèi di Ra”).
In effetti, come vedremo meglio in seguito, l’ascesa al potere di Marduk era cominciata in Egitto, dove il suo monumento più conosciuto – la Grande Piramide di Giza.— aveva svolto un ruolo fondamentale nella sua turbolenta “carriera”.
Ma questo grande dio d’Egitto, Marduk/Ra, desiderava in realtà governare tutta la Terra, e voleva farlo dall’antico “ombelico del mondo”, la Mesopotamia. Fu proprio questa ambizione che lo portò ad abdicare lasciando il divino trono d’Egitto ai suoi figli e nipoti.
Certo non poteva sapere che questo avrebbe provocato due Guerre della Piramide e condotto lui stesso vicinissimo alla morte.