venerdì, Febbraio 14, 2025
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Chi era realmente Yahweh

Chi era Yahweh?

In questo articolo indagheremo le origini di Yahweh, El (ebraico אל, greco Ελ, “dio”)o Il, Al, Eli è il nome del noto dio apparso nell’area semitica siro-palestinese e mesopotamica ed è anche uno dei nomi di Dio che appare nella Bibbia ebraica.

Dalla medesima radice <-‘-l-h>, “altezza”, “potenza”, deriva anche in arabo il termine Allah a indicare un unico dio supremo. Un’antica iscrizione in protosinaitico rinvenuta sul Monte Sinai reca le parole ’lḏ‘lm(El id ‘olam), interpretate come ’il ḏū ‘ôlmi, cioè “El l’Eterno” o l’Eterno Dio”.

Appare curioso a questo punto far notare che anche il dio egiziano Ptah aveva un simile titolo: ḏū gitti “El di Gath”, cioè “Dio” o “Signore di Gath”, città della Palestina e ciò appare in una stele rinvenuta a Lachish, databile al regno di Amenhotep II (1435–1420 a.C. ca.).

Il medesimo titolo appare anche nel testo Serābitṭ 353. Lo stesso Cross, nei suoi studi, sottolinea come Ptah sia di frequente chiamato “Signore dell’Eternità”, similmente all’El del Sinai. Inoltre in alcune iscrizioni ricorre il nome di ’Ēl qōne ’arṣ, cioè di “‘El creatore della Terra”includendo anche un’iscrizione molto più tarda rinvenuta a Leptis Magna, in Tripolitania, e databile al II secolo (KAI. 129)

Lo stesso titolo ricorre anche nei testi ittiti con la crasi Ilkunirsa, che appare essere marito di Asherdu (Asherah) e padre di 77 figli.

Ad Ugarit tre liste di divinità ritrovate nel sito archeologico iniziano citando El ed i suoi tre figli, Dagnu, Ba’l e Ṣapān, attribuendo a questi quattro dei il titolo di ’il-’ib, che sembra essere il nome di un generico titolo di divinità forse correlata agli antenati divinizzati del popolo ugaritico.

Tuttavia nella città si trovavano un grande tempio dedicato a Dagnu ed un altro grande tempio dedicato al fratello Ṣapān, ma nessuno dedicato al terzo fratello Ba’l e soprattutto nessuno dedicato ad El.

Chi era Yahweh?
Chi era Yahweh?

Al dio supremo El ci si riferisce anche ripetutamente con l’epitetoṮôru ‘Ēl (“El il toro” o “Dio-toro”). Egli reca i titoli di bātnyu binwāti (“creatore delle creature”), ’abū banī ’ili (“padre degli dei”), ‘abū ‘adami (“padre dell’uomo”) eqāniyunu ‘ôlam (“creatore eterno”).

Quest’ultimo epiteto ‘ôlam ricollega ancora una volta El alla divinità sinaitica El-Ptah. Egli è inoltre ḥātikuka (“il tuo patriarca”) ed è rappresentato come un anziano saggio dalla barba bianca, come il dio Quetzalcoatlo il Viracocha precolombiani.

Altri suoi titoli sono quelli di malku (“re”), ’abūšamīma (“padre degli anni”) e lṭpn, termine di incerto significato, variamente resocome Latpan, Latipan o Lutpani, col possibile significato di “dalla faccia velata”.

Infine egli è ’ēl gibbōr (“El il guerriero”).Una leggenda narrata dal misterioso testo ugaritico di Shachar e Shalim racconta come El, probabilmente agli inizi dei tempi,giunse sulla riva del mare, dove vide due donne che galleggiavano e ne fu sessualmente attratto, prendendole con sé, (ciò ricorda, ancora una volta, il fatto riportato dal profeta Enoch dove i figli di dio si accoppiarono con le figlie degli uomini e diedero al mondo i giganti).

La leggenda continua dicendoci che EI Uccise quindi un uccello lanciandogli contro un bastone, arrostendolo sul fuoco, e chiese dunque alle donne di avvertirlo quando sarebbe stato completamente cotto e di rivolgerglisi come ad un padre o ad un marito e che lui si sarebbe di conseguenza comportato nel modo secondo il quale lo avrebbero chiamato.

Quelle lo salutarono quindi come marito e si giacquero con lui, dando alla vita Shachar (“alba”) e Shalim(“tramonto”). Poi ancora una volta El giacque con le sue mogli e queste partorirono gli “dei graziosi”, “figli del mare”. I nomi di queste mogli non sono espressamente citati, ma alcune confuse descrizioni all’inizio del racconto fanno riferimento alla dea Athirat, che è altrimenti nota come la moglie prediletta di El, e alla dea Rahmay(“misericordiosa”), altrimenti sconosciuta.

Anche un amuleto fenicio del VII secolo a.C.rinvenuto ad Arslan Tash sembra riferirsi ad El. Rosenthal (1969, p. 658) ne tradusse il testo come segue: Un eterno legame è stato stabilito per noi.

Ashshur lo ha stabilito per noi, e tutti gli esseri divini e la maggioranza del gruppo di tutti i santi, con il vincolo del cielo e della terra, per sempre, … “. Lo stesso testo risulta però traducibile anche come segue:“

L’Eterno ha compiuto un giuramento di alleanza con noi, Asherah ha fatto [un patto] con noi.

E con tutti i figli di El, e con il Gran Consiglio di tutti i santi. Con il giuramento del cieloe della terra antica”. Ricavandone un evidente riferimento all’epiteto protosinaico di El-Ptah.

Egli è inoltre considerato ancora una volta padre di Dagan, a sua volta identificato come padre di Baal, il principale tra gli dei fenici. Esiste inoltre la possibilità che El sia identificabile con quello stesso Baal-Ammone che era adorato come suprema divinità nella colonia fenicia di Cartagine.

Per gli abitanti di Canaan, Eli o Il era la suprema divinità, padre dell’umanità e di tutte le specie. Ad un certo punto sembra divenire un dio del deserto, dato che i miti lo descrivono avere due mogli, con le quali costruisce un santuario nel deserto assieme ad un suo nuovo figlio.

El è considerato ancora una volta padre di numerosi dei, i più importanti dei quali sono Hadad, Yaw e Mot, rispettivamente signori del cielo (e del tuono, del fulmine e delle tempeste), del mare (e del terremoto) e dell’oltretomba. Qui abbiamo,ancora una volta una grande similitudine con le divinità precolombiane.

Chiaramente, mentre la tradizione biblica identificava Elyon («Altissimo») con Yahweh, parte della critica moderna intende Yahweh come quel figlio («angelo»; mala forma ebraica corrispondente vale «figlio») di Elyon a cui è toccato in sorte il popolo d’Israele[/u].

Il Nome Elyon

Quanto a Elyon, questo nome divino è lo stesso che ricompare nel già ricordato passo di Gen. 14, dove Melchisedec, re di Salem, sacerdote di El Elyon, creatore del cielo e della terra fa portare pane e vino e benedice Abramo,dopo di che Abramo gli dà la decima.

La formula «creatore (del cielo e) della terra» è frequentemente attribuita a El: A. Caquot (1959) ne ha trovato attestazioni,linguisticamente identiche a questa, ma solo riferite alla terra, nelle tavolette ittite di Boghazkòy (il dio Ilkunirsa), nell’iscrizione fenicia di Karatepe in Cilicia (Vili secoloa.C.), in un’iscrizione neo-punica di Leptis Magna (Tripolitania, età romana), in un’iscrizione e in alcune tessere di Palmira (età romana).

Nei testi di Ugarit, El è padre e creatore, anzi, «creatore delle cose create». Si può dunque pensare che nella versione attestata dai Settanta Elyon sia una figura di creatore che distribuisce i popoli agli dèi suoi figli.

E si può legare a questa interpretazione l’attestazione a Ugarit di un dio Yaw di cui il dio El afferma: «Il nome di mio figlio è Yaw»: la notizia è stata obliterata in vari modi da molti studiosi, ma difesa da Cazelles (1967) evalorizzata da Garbini (1986, pp. 86 sg.), nel senso che il nome della divinità di Israele sarebbe già presente nei testi di Ugarit come nome di un dio figlio di El.

Fin qui la ricostruzione resta puramente congetturale; ma nel 1972 N. Avigad, che scavava nel quartiere ebraico di Gerusalemme, pubblicava un’iscrizione rinvenuta in quegli scavi, che menzionava (El) creatore della terra ( [ 7] qn’rs) preceduto da un nome di persona, probabilmente un offerente. La critica è concorde nel riconoscere nell’iscrizione, databile all’età monarchica, il nome di quel dio, anche se molti comegià faceva il testo masoretico a proposito di Elyon identificano quel dio El creatore con Yahweh.

Se si aggiunge che Salem, la città di cui era re Melchisedec sacerdotedi El Elyon creatore della terra, si è quasi sempre identificata appunto con Gerusalemme, si sarà di fronte a quella che sembra una conferma epigrafica deldato biblico ma, appunto, di un dato biblico non correttamente yahwista, che rafforza l’ipotesi di un politeismo ebraico in età monarchica, congiungendosi con le altre attestazioni di El nell’epigrafia coeva (quella citata di Kuntillet Ajrud e un’altraalmeno da Khirbet el-Qom: Tigay, 1986, p. 24).

Nel Deuteronomio 32,8 rileggiamo:

  • 8: Quando l’Altissimo diede alle nazioni la loro eredità, quando separò i figliuoli degli uomini, egli fissò i confini dei popoli, tenendo conto del numero de’ figliuoli d’Israele.
  • 9 :Poiché la parte dell’Eterno e il suo popolo,Giacobbe è la porzione della sua eredità.
  • 10: Egli lo trovò in una terra deserta, in un solitudine piena d’urli e di desolazione. Egli lo circondò, ne prese cura, lo custodi come la pupilla dell’occhio suo.
  • 11: Pari all’aquila che desta la sua nidiata, si libra avolo sopra i suoi piccini spiega le sue ali, li prende e li porta sulle penne.
  • 12: l’Eterno solo l’ha condotto, e nessun dio straniero era con lui.
  • 13 :Egli l’ha fatto passare a cavallo sulle alture della terra, e Israele ha mangiato il prodotto de’ campi; gli ha fatto succhiare il miele ch’esce dalla rupe, l’olio ch’esce dalle rocce più dure.
  • 14: la crema delle vacche e il latte delle pecore. Gli ha dato il grasso degli agnelli, de’montoni di Basan e de’ capri, col fior di farina del frumento; e tu hai bevuto il vino generoso, il sangue dell’uva.
  • 15 : Ma Ieshurun s’è fatto grasso ed ha ricalcitrato, ti seifatto grasso, grosso e pingue! ha abbandonato l’Iddio che l’ha fatto, e ha sprezzato la Ròcca della sua salvezza.
  • 16 :Essi l’han mosso a gelosia con divinità straniere,l’hanno irritato con abominazioni.
  • 17 :Ha sacrificato a demoni che non son Dio, a dèi che non aveano conosciuti, dèi nuovi, apparsi di recente, dinanzi ai quali i vostri padri non aveano tremato.
  • 18 :Hai abbandonato la Ròcca che ti diè la vita, e hai obliato l’Iddio che ti mise al mondo…”.

Per cui abbiamo ancora più Dèi, non un dio unico ma più “Cavalieri delle nubi”, più Elohim.

Come abbiamo saputo dagli egizi, Osiride era un dio fisico e aveva una compagna, Iside,ma non pensate che Yahwèh fosse da meno! Egli era dotato di corporeità, visitava regolarmente gli accampamenti degli israeliti durante le guerre di Giosuè e si accertava che tutto fosse a posto.

Vi ricordo che non potevano entrare a far parte dei Leviti i gobbi, i ciechi, gli scabbiosi, i deformi e i lebbrosi, che dovevano essere tenuti lontano dall’accampamento.

Yahweh, come abbiamo visto prima, aveva una compagna di nome Asherah, la “regina dei cieli”, come viene chiamata nel Libro di Geremia. Studio si confermano che il luogo in cui Yahweh scelse Abramo per la sua missione è lo stesso luogo dove Marduk fece la sua comparsa dopo un’assenza di mille anni e fu, più tardi, il luogo in cui una serie di eventi incredibili cominciarono a susseguirsi.

L’ipotesi che Dio potesse avere una moglie fu avanzata in passato da alcuni ricercatori sulla base di un’iscrizione risalente all’VIII secolo a.C. e di riferimenti all’interno della Bibbia stessa.”L’iscrizione era una richiesta di benedizione” ci dice Stavrakopoulou.

L’iscrizione chiede una benedizione da ‘Yahweh e Asherah’. Era la prova che presentava Yahweh e Asherah come una coppia divina come lo erano Amon e Amonet.

Nella Bibbia Asherah viene spesso associata a Baal e ciò fa capire la realtà corporea degli Elohim.

Nel Libro dei Giubilei appaiono addirittura le schiere angeliche, con i nomi di questi angeli a cui è riservato un ruolo importante nella guerra contro i figli delle tenebre, capeggiati, per l’appunto, da Belial, colui che è detto il “malvagio” (o anche Devy, Barons, ‘Belhor, Baalial,Beliar, Beliall, Beliel; dall’ebraicoבליעלbəliyyáʻal, “senza valore”, “niente di buono”, o anche beli ya’al = “per non rialzarsi mai”, o ancora baal ‘ia’l, “falso dio”, “idolo” o “dio superbo”).

A detta di alcuni questo nome, nella tradizione mitologica ebraica, non è esattamente un nome proprio, bensì sarebbe un nome comune, il cui significato sarebbe“colui che è privo di valori”, per delineare ancora una volta il concetto che implica il“mantenere una certa situazione, uno status stabile che necessita”, “utile a pochi umani e ai demoni”. Chiediamoci se questi esseri abbiano correlazioni coi “Los voladores”, “glioscuri predatori” che di noi si cibano, come ci fa sapere Castaneda.

antico sigillo cananita in pietra, circa 1700-1550 a.C.
Antico sigillo cananita in pietra, circa 1700-1550 a.C.

Sopra: antico sigillo cananita in pietra, circa 1700-1550 a.C.

Il termine “cananita” pare sia di origine aramaica, e sembra corrispondere al greco zelotès, che significa “zelota; entusiasta”. Chiediamoci se i cananiti fossero entusiasti dei loro “Dèi” scesi dal cielo. Notare, sopra nello stampo, gli esseri alati, e sopra, il sole alato con due piedini di atterraggio che fa pensare a un’astronave.

Come non ricordare per analogia le ricerche del colonnello Cattoi che negli anni ’50-’60 si relazionò con lo studioso Daniel Ruzo, grande esoterista, conoscitore del mistero e grande esploratore peruviano con analisi e scoperte specifiche in Marchahuasi, studiato e mappato, nella cordigliera delle Ande (Perù), a 3800 m di altitudine.

Con il citato Williamson che paragona le sculture rupestri di Ansedonia a quelle scoperte da Daniel Ruzo. Infine, pur non essendo stato a Carrara, e sulle Apuane, ritiene chetale area sia l’Apu-an. La cui etimologia definita dagli studi di Wilhem Wanscher, significa: “Il Sole alato ritorna”.Chiediamoci ora se quel “Sole alato” non sia quello sopra rappresentato nel cilindro cananita.

Per cui ritroviamo ancora una volta le navi spaziali che giungono dallo spazio, più volte rappresentate negli artefatti da me studiati;a volte le stesse planimetrie di alcune città appaiono costruite con un “canone segreto” a loro immagine, “la dimora celeste di dio”.

Ritroviamo la correlazione con i siti precolombiani, con gli “uomini aquila”. Tutti elementiben evidenziati nelle mie ricerche e scoperte quali: “l’Occhio di Quetzalcoatl” o meglio Occhio di Horus , le tavolette di Oderzo in Italia che sono simili alle pietre di Ica in Perù dove appare l’arcaica leggenda di San Giorgio e il Drago per l’appunto la mia ricerca sulle planimetrie delle città fondate dal profeta Enoch, Gerusalemme e Tenochtitlan,città sepolta sotto le rovine del New Messico.

Ecco perché leggiamo nella Bibbia versi che alludono a un velivolo spaziale occultato da nubi:Esodo 13:21 – “E il Signore li precedeva di giorno con una colonna di nube, per guidarli lungo il cammino, e di notte con una colonna di fuoco, per far loro luce, di andare di giorno e di notte: 13:22 Lui non ha preso via la colonna di nube di giorno, né la colonna di fuoco di notte, dal cospetto del popolo”.

Esodo 14:19 – “L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. Venne così a trovarsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele.

Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte”. Esodo 19:09 – “E l’Eterno disse a Mosè: ‘Ecco, io verrò a te in unafolta nuvola, affinché il popolo oda quand’io parlerò con te, e ti presti fede per sempre’. E Mosè riferì all’Eterno le parole del popolo”.

Esodo 19:16 – “Il terzo giorno, come fu mattino, cominciaron de’ tuoni, de’ lampi, apparve una folta nuvola sul monte, e s’udì un fortissimo suon di tromba; e tutto il popolo ch’era nel campo, tremò”.

Nei testi egizi di queste aeronavi abbiamo anche le misure; nel Libro dei Morti si legge: “Steso lungo il fianco della montagna dorme il Grande Serpente. Lungo trentaaune e largo otto (54 metri per 15). Il suo ventre è ornato da silici e piastre scintillanti. Ora io conosco il nome del serpente della montagna. Eccolo: colui che vive nelle fiamme. Dopo aver navigato in silenzio Ra lancia uno sguardo al serpente. Repentinamente la sua navigazione s’arresta”.

Diverse misure appaiono anche nei resoconti dello studioso Michele Manher che riporta alcuni strani scritti, come quelli del papiro di Ani, una versione del Libro dei Morti di Hunefer custodito nel British Museum,che raccontano curiosi avvenimenti; al capitolo LXXVII si legge: “io volo via e poi atterro (stando) dentro il falco ;il suo dorso misura sette cubiti, 3,7 metri, (mentre nella traduzione del Libro dei Morti degli antichi egiziani di G.Kolpaktchy e D. Piantanida si parla di quattro cubiti e le ali risplendono come smeraldi del Sud), le sue due ali sono come di feldspato verde. Io esco dalla nave-sektet, il mio cuore va sulla montagna orientale”. Al capitoloLXXVIII si legge: “io ti do il nemes di Ruty, il mio, affinché tu possa andare e tornare per la strada celeste.

Gli dei del Duat, che sono all’estremità del cielo, ti vedranno, ti rispetteranno, s’impegneranno davanti alle loro porte per te, Iahwed sarà con loro. Essi si sono dati da fare per me, gli dei padroni dei confini (del mondo), coloro che sono legati alla dimora dell’unico Signore.

Io infatti in alto (ero) presso lui che galleggiava: dopo di che egli prende il mio nemes, come aveva detto Ruty. Iahwed apre per me un passaggio. Io sono in alto, Ruty aveva preso il nemes per me, l’aveva messo sulla mia testa, aveva allacciato per me il mio corpo nel suo schienale, perla sua grande potenza io non posso cadere nel vuoto. io ho visto le sante cose segrete, io sono stato addestrato nelle operazioni nascoste, io ho vistociò che c’è in quel luogo, il mio pensiero nella maestà del signore dell’aria… io sono come Horo tra i suoi illuminati… ho attraversato le regioni pi lontane del cielo

buon viaggio!’ mi hanno detto le divinità del Duat”. Al capitolo CLXXV si legge: “cos’è questo? lo vi ho viaggiato e,inoltre, non c’è acqua,non c’è aria, non c’è vento, buio, oscuro, senza limiti, senza confini.”.

Al capitolo LXXXVsi legge: “Hopassato un giorno nella base isolata dove c’è l’accampamento, vi ero andato in missione, neritorno perrendere conto, aprimi affinché possa dire ciò che ho visto. Horo il comandante della nave divina, … io vi sono entrato stimato ed esco ingrandito attraverso la porta del Signore dell’Universo”.

Nel papiro egizio di Ani presentato in un articolo del notiziario Clypeus n. 25 del 1964, il padre di Horus Osiride (os–iride, “voce della luce”), viene così descritto: “Il tuo corpo è simile a metallo chiaro e lucente… La tua testa è di azzurro intenso…Ti ravvolgono irradiazioni di turchesi”. Nei resoconti di una battaglia avvenuta ai tempi di Ramosis II, scritti sulle pareti dei templi di Karnak, Luxor e Abido, nonché su papiri come il Sallier III, non è difficile, per gli studiosi,tradurre curiosi versi del tipo: “Uadjt abbatteva per me i miei avversari, il suo vento infuocato da braci ardentiera di fronte ai miei nemici… questi raggi bruciavano le membra dei ribelli, e ognuno di loro gridava all’altro ‘attenti!’.

La grande Sekhmet lo guidava… chiunque provava ad avvicinarsi al re il raggio ardente come fuoco ne bruciava le membra, mentre altri in lontananza volavano via dal terreno, (ed altri si piegavano) con le loro mani alla mia presenza… essi erano a mucchi davanti al mio cavallo,erano stesi a mucchi nel loro sangue”.

Il reperto sopra rappresentato è stato datato all’VIII sec. a.C. Questo frammento ceramico rappresenta tre figure e un’iscrizione con la richiesta di benedizione. Fu negli anni sessanta, duranteuno scavo, in una località remota del Sinai denominata Kuntillet ‘Ajrudvenne, ritrovata una parete di anfora rotta che, con ogni probabilità, fu riutilizzata da un mercante o da un semplice viaggiatore come “foglio” su cui scrivere una richiesta di protezione, durante il suo tragitto, alle divinità. Questo frammento ora è scomparso.

Una richiesta di protezione durante il viaggio rivolta a Yahweh (il Dio della Bibbia) e alla sua paredra Asherah. Due delle tre figure erano queste due divinità. Ma ora abbiamo compreso chi era Yahweh? Secondo le teorie di F. Crombette,Beelséphon è il Dio (Ba-El), il nascosto, è l’Adonai ebraico che Hôros adorò e che si rappresentava in geroglifico con il segno oscurato della divinità.

Crombette ci dice che: “…la presenza di uno dei suoi templi in terra di Goschen è molto naturale, poiché eradagli ebrei che Hôros ne ricevette il culto. Sappiamo che gli Hyksos adoravano il dioBa’al, figlio del toro El, e la sua consorte era, guarda caso, Aserah, che, secondo alcuni studiosi, in Egitto era conosciuta come Hathor, la vacca sacra adorata proprio sopra il monte Horeb dove è stato trovato un tempio a lei dedicato risalente ai tempi di Thutmose III.

Dopo alcune lotte interne tra gli ebrei, adoratori di Ba’al equelli che volevano sostituirlo con Yahwe. Gli adoratori di Yahwe prevalsero eYahwe divenne il dio della Bibbia.

La consorte di Ba’al, ovvero Aserah, divenne cosi la compagna di Yahwe come appare, per l’appunto,sull’iscrizione paleoebraica dell’ottavo secolo avanti Cristo sopra rappresentata eche fu ritrovata, come abbiamo visto, nei pressi di Kuntillet ‘Ajrud dove si legge: “Ti benedico tramite Yahwe e tramite la sua Ašerah”. Altri studiosi credono invece, che dall’unione di Ba’al e della sua Aserah nacque Yahwe,il dio della Bibbia.

Oltre all’etimologia, anche la paleografia ci dà nuove conferme asupporto di questa tesi. Difatti il dio fenicio Baal lo ritroviamo in un testo proveniente daUgarit e risalente al quattordicesimo secolo a.C., in Cat 1:19 – 1: 42-43, dove si legge:“Per sette anni possa Ba‘al essere assente, per otto anni il Cavaliere delle Nubi!” CAT [1.19 – I: 42-43]

Come è possibile notare dalle tavolette ugaritiche, Baal è identificato con l’epiteto di“Cavaliere delle nubi”, lo stesso epiteto che, guarda caso, ritroviamo in Salmi 68:5attribuito al dio biblico Yahwe:

Detto ciò, le prove archeologiche dell’esistenza di Jawhe non mancano; ad esempio,tutto ciò che riguarda il profeta Baruk trova corrispondenza in una scoperta archeologica: Il sigillo di Baruk, uno delle 250 bolli con iscrizione, o piccoli sigilli di terracotta, che sono stati rinvenuti nel 1975 per mezzo di un commerciante arabo di antichità di Gerusalemme est. Sebbene derivino senz’altro da uno scavo illecito in Gerusalemme, sono importanti perché furono originalmente concepiti per sigillare documenti o contenitori per prevenirnela manomissione. Una piccola quantità di argilla morbida, attaccata a uno spago, veniva bollata con un sigillo e lasciata poi indurire. La maggior parte dei documenti e contenitori,ai quali furono attaccati tanti di questi sigilli, fu distrutta in un incendio, ma i bolli sopravvissero e furono preservati ancora meglio grazie al fuoco.

Fra gli altri c’era un sigillo che riportava il nome, «Berekhajahu [Baruk] figlio di Nerijahu [Neriah] lo scriba» (Geremia36,4.8.14; 45,1). Il suffisso su tutti e due i nomi, -jahu, è una forma troncata di Jahweh [N.d.R.: Jahwè è riportato nelle nostre Bibbie come «l’Eterno» o «il SIGNORE»].

Questo Baruk non fu altro che lo scriba personale del profeta Geremia dell’Antico Testamento, il quale scrisse sotto dettatura del profeta e si nascose insieme a Geremia mentre il re Joachim cercò di arrestarli tutti e due (Geremia 36,26). Nota è l’Odissea spaziale di Baruk” che allude a collegamenti identificabili agli odierni casi ufo.

In un estratto ricavato da un articolo dal titolo: Mosè, le sue “corna”, gli Everim (quelli di là del fiume)… e le nuove scoperte sull’ultimo Faraone degli Hyksos =Mosè… ed il dio Ba’al = Yahwe’, leggiamo questa interpretazione: “Il figlio di Baal edella sua moglie-sorellastra si chiamasse Yaw/Yam, nome che ci ricorda il dio biblico Yahwe, ed anche in questo caso la prova ci viene da un frammento di un vasto poema dedicato al “mito di Baal”, restituitoci dagli scavi archeologici effettuati a partire dal 1929 nella regione di Ugarit, prova che è stata addirittura ammessa da un prete, l’abate e biblista francese Henri Cazelles: “Se vogliamo trarre una conclusione – sottolinea Giovanni Garbini – dalle testimonianze extra bibliche relative a Yahvè, possiamo affermare che i testi ci mostrano una figura divina venerata nella regione siro-palestinese fin dall’inizio del II millennio a.C., sia da parte di sedentari sia da parte di nomadi; una figura divina connessa in qualche modo con il pantheon locale, ma non preminente; una figura divina, infine, la formadel cui nome presenta una singolare fluttuazione: Yah, Yaw, Yahvè” (“Storia eIdeologia nell’Israele antico”, Paideia, Brescia, 1986, pag. 87-88).

In questa iscrizione ritrovata a Kuntillet Ajrud si vede chiaramente l’immagine di Yahwe che allatta i suoi vitelli. Le iscrizioni presentano una mescolanza degli alfabeti fenicio ed ebraico.

Molte hanno carattere religioso e sono invocazioni a Yahwe, El e Baal. Due,in particolare, presentano le frasi “Yahwe di Samaria e la sua asherah” e “Yahwe diTeman e la sua asherah”. In generale, gli specialisti concordano sul fatto che Yahweè invocato in quanto dio nazionale di Samaria, capitale del regno di Israele, e di Teman, presso Edom, il che farebbe intendere che Yahwe avesse un tempio a lui dedicato in Samaria e pone la questione di una sua relazione con Kaus, il dio nazionale di Edom.

Con la scoperta di Ugarit la storia di Baal, da cui nacque Yahwe,e degli Hyksos-ebrei invasori, iniziò a diffondersi, quindi bisognava prendere provvedimenti per cercare di delegittimare dalle loro azioni belliche gli ebrei guerrafondai che costruirono un dio a loro immagine e somiglianza. Come fare?Semplice; sarebbe bastato sostenere che Yahwe e gli elohim della Bibbia eranoalieni, così le azioni belliche verso altri popoli, di cui narra l’A.T., sarebbero state da imputare ad un inesistente dio. Inoltre anche la chiesa si sarebbe salvata dall’averindotto i credenti ad adorare un dio bellico e guerrafondaio di cui le persone stavano venendo a conoscenza. Per questo scopo la chiesa doveva aprire all’ipotesi extraterrestre, cosa che è avvenuta, mentre i mass media, controllati dalle potenti logge massoniche infiltrate al Vaticano, iniziavano a supportare la favola del dio alieno, nonostante non ci sia un solo passo nell’A.T. che ne parli.

Ecco che improvvisamente le nuvole diventano ufo, il ruach il rumore del motore di astronavi,che invece dell’antigravità ora sappiamo usare motori a reazione, ed il gioco è fatto”. Ovviamente rispetto il pensiero di questo ricercatore, ma che dire dei ritrovamenti scoperti nella casa di Gerusalemme del famoso egittologo Sir William Petrie? oggetti che potrebbero far proprio riscrivere la storia dell’antico Egitto, infatti quegli artefatti nascosti dal ricercatore nel suo studio rappresentano prorio quei “Cavalieri delle Nubi” che si vogliono negare.

Dobbiamo constatare che se ora Mauro Biglino e altri studiosi rivendicano attraverso i loro libri una lettura diversa della Bibbia e del dio ebreo Jawhe, lo si deve a ben altri ricercatori del passato. Ricordiamoci che non è cosa nuova, già Voltaire annoverava diversi punti di vista sul Dio ebraico nei suoi scritti

A cura di lucio Tazanol per Universo7p

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